San Pietroburgo Updates: Manifesta apre al pubblico, e si mette le polemiche alle spalle. Con un doppio successo per il curatore Kaspar Konig e il direttore dell’Ermitage Mikhail Piotrovsky
Manifesta apre le porte al pubblico. Le polemiche sono alle spalle o forse nascoste dietro a sorrisi di circostanza. Ora il giudizio spetta a chi vedrà la mostra. Pur nelle contraddizioni, dal punto di vista della politica culturale Manifesta funziona. Il potente direttore dell’Ermitage Mikhail Piotrovsky registra un successo personale. Mentre l’opinione pubblica internazionale solleva […]
Manifesta apre le porte al pubblico. Le polemiche sono alle spalle o forse nascoste dietro a sorrisi di circostanza. Ora il giudizio spetta a chi vedrà la mostra. Pur nelle contraddizioni, dal punto di vista della politica culturale Manifesta funziona. Il potente direttore dell’Ermitage Mikhail Piotrovsky registra un successo personale. Mentre l’opinione pubblica internazionale solleva pesanti critiche nei confronti della situazione dei diritti civili in Russia e del suo neo imperialismo, accoglie a San Pietroburgo artisti che prendono posizione In modo esplicito. La responsabilità delle scelte, lui lo sa bene, ricade sul curatore, non sul direttore. Piotrovsky riesce anche a mostrare al pubblico – e alla stampa internazionale, che forse non avrebbe partecipato ad un evento celebrativo – la nuova grandiosa ristrutturazione del Palazzo dello Stato Maggiore.
La Fondazione Manifesta centra l’obiettivo di portare l’arte contemporanea internazionale nel luogo più importante della cultura russa. Attraverso un suo alfiere, l’Europa mantiene attivi i canali di comunicazione in un momento molto delicato dovuto, in queste stesse ore, dalla firma dell’Accordo di Associazione da parte dell’Ucraina. Dal canto suo Kaspar Konig vince la partita usando le sue carte con equilibrio. Alcuni artisti mainstream che ha invitato hanno lavorato ad hoc realizzando opere spettacolari e interessanti. I lavori riproposti sono stati ben allestiti (anche se si poteva avere una mano più felice con dissuasori, didascalie, segnaletica).
Joanna Warsza, cui ha affidato il compito di investigare la scena artistica più attuale, si è addentrata nell’arte del dissenso, chiamando artisti più impegnati ma anche meno visibili, anche perché le loro opere non avranno una forma concreta e duratura ma saranno azioni o performance. Ne è un ottimo esempio la super avvincente lecture di Slavs and Tartars di ieri sera sull’orientalismo sovietico, il modernismo, l’ospitalità linguistica, il “travestismo” della fonetica coercitiva. È possibile che alcuni critici sottolineino l’esiguo numero di opere, la prevedibilità di alcuni nomi, la politica del compromesso. Dato il contesto, tuttavia, Manifesta sarà una esperienza appassionante, onesta e intellettualmente stimolante per la maggior parte dei visitatori. Che poi è proprio il compito di una mostra.
– Antonella Crippa
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