Lost in translation. Dall’amore alla prigione, l’itinerario di Jesse Ash
Monitor, Roma - fino al 26 luglio 2014. Le diverse declinazioni dell’“avoidance”. E così una lettera d’amore, se scritta da uno studente pakistano, può condurre direttamente in prigione.
“Differenze minime. Ognuno con un carattere diverso. Ma quelle piccole differenze risultano stranianti come un americano che parla inglese o un portoghese in Brasile” (Avoidance-Avoidance (A project of Transparency) [script 8]). È una riflessione sugli slittamenti e le circonvenzioni di significato, intenzionali e accidentali, quella che Jesse Ash (Londra, 1977) propone nella sua personale da Monitor. Oggetti che sono opere, ma anche scenografia della performance che ha inaugurato la mostra; forme elementari che sono la traduzione di grafiche di campagne elettorali e che diventano protagoniste di un video; sfere che sono la rappresentazione di quei “mondi a parte” che sono i terminal degli aeroporti. Tutto perfettamente rispondente al titolo della mostra, che racconta l’arresto di uno studente pakistano causato dall’errore di traduzione di una lettera d’amore, in cui la parola ‘cristallino’ è diventata – a tutti gli effetti – ‘materiale esplosivo’.
Maria Marzia Minelli
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Roma // fino al 26 luglio 2014 Jesse Ash – Is That ‘Crystal Clear’ Or Did I Say Too Much? MONITOR Via Sforza Cesarini 43a 06 39378024 [email protected] www.monitoronline.org
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Maria Marzia Minelli
Maria Marzia Minelli (Bergamo, 1985). Dopo essersi laureata in Architettura presso il Politecnico di Milano con un progetto di trasformazione di una cava dismessa in una scultura territoriale, decide di seguire la sua passione per l'arte contemporanea iscrivendosi al Luiss…