Piero Tosi (Sesto Fiorentino, 1927) cammina davanti al Duomo di Spoleto coperto da un ombrello che ripara la sua pelle chiara e la sua lenta eleganza di signore ultraottantenne; da una parte Isabelle Huppert e dall’altra Carla Fendi, l’amica illuminata. Escono da uno dei due luoghi che celebrano il lavoro di uno dei più alti esempi di artista-artigiano del nostro Paese, giustamente premiato con l’Oscar alla carriera quest’anno e prima con otto Nastri d’Argento e tre David di Donatello e che, dopo aver lavorato con i più grandi nomi della storia del cinema italiano, dal 1988 è titolare della cattedra di Creazione del Costume alla Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Roma.
I due mondi di Piero Tosi nasce dalla volontà di Carla Fendi di condividere con Spoleto il privilegio di un’amicizia preziosa, e nessuno meglio di un altro amico così esperto come Quirino Conti poteva ideare un racconto fatto di due episodi in due luoghi diversi.
Nella Chiesa della Manna d’Oro, una lanterna magica: immagini e filmati d’epoca, musiche e video si alternano sui muri dello spazio sacro, sovrapponendo l’invenzione scenica alla verità dogmatica del posto. Una giostra, un luogo dove si gira su se stessi con la testa in su, un effetto onirico che non lascia il tempo di pensare, da piacere da vedere da ascoltare, come la definisce lui stesso, di “spirito lieve e non celebrativo”.
Nell’ex Museo Civico Quirino Conti ha realizzato una vera e propria installazione di matrice completamente diversa, tutt’altro che lieve. C’è la forza dell’artista nel suo tono mentre ci racconta che cosa ha fatto, c’è l’energia di chi ha posato la matita colta ed è andato dal fabbro, di chi ha voluto portare il lavoro dell’amico maestro al di là della bella rappresentazione.
Un’installazione dove i costumi realizzati per Spoleto, dai primi del Macbeth del 1958 per la regia di Luchino Visconti fino ai tre fantastici servitori del 2013 per la regia dello stesso Quirino Conti, sono collocati su mucchi di lastre in acciaio come personaggi di uno spettacolo in movimento su una superficie instabile. Un quadro drammatico dove l’unica certezza della base è il riflesso delle lastre, è la falsità di un mondo che non riconosce la bellezza, la usa, la rompe ma non sa dargli nessun sostegno. Le lastre sono fogli irregolari, taglienti e rumorosi, specchianti perché furbi e incapaci di comprendere il lavoro dell’artigiano colto e raffinato che fa il suo lavoro con rigorosa passione.
C’è il rammarico per la scomparsa di un mondo intelligente capace di leggere o di sostenere un genio, di una committenza illuminata, di un pubblico capace di accorgersi di tutta quella cura per i particolari. Una superficie che è un groviglio inesplicabile, senza speranza, dove la fatica per realizzare quei costumi scivola sulle pareti lisce. Come quella bellezza invocata a salvare il mondo, anche questa salva l’installazione: la bellezza dei dettagli, delle cuciture, dei tessuti e dei tagli dei costumi in mostra vince sulla freddezza spaziale dell’acciaio, colora la superficie asettica, la macchia di vita e vince sul silenzio dell’incomprensione.
Un grido, un lamento urlato per tutto quello che stiamo perdendo, per l’assurdo atteggiamento pragmatico che ci ha fatto perdere l’utilizzo della nostra cultura europea: i costumi di Piero Tosi diventano in tutta la loro irrealtà lirica dei simboli di opere da riscoprire nella giusta luce di patrimonio.
Realizzata grazie alla collaborazione di Dino Trappetti e la Fondazione Tirelli Trappetti, Gabriella Pescucci e la Sartoria Tirelli, è una delle tante collaborazioni fra Spoleto e la Fondazione Carla Fendi. È la stessa Carla Fendi a dichiararci oggi il suo amore per questa piccola città dove alla fine degli Anni Cinquanta era difficilissimo arrivare, dove ora è più facile ed entusiasmante lavorare che in una grande città, dove lei che ha ancora grande fiducia nei giovani e nelle istituzioni riesce a dare un grande esempio di mecenatismo, grazie anche al lavoro di Achille Bonito Oliva e Gianluca Marziani per l’arte contemporanea.
Clara Tosi Pamphili
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