L’anima pubblica di Manifesta 10. Joanna Warsza racconta il suo Public Program
Un nome internazionale, a cui Kasper König ha affidato le cure della sezione di Manifesta dedicata all’arte pubblica. Undici progetti, che ripensano il rapporto tra opera e spazio collettivo, in rapporto alla realtà russa. Ce ne parla Joanna Warsza, da San Pietroburgo…
Joanna Warsza è la responsabile del Public Program di Manifesta 10, la Biennale appena inaugurata a San Pietroburgo. La abbiamo incontrata lo scorso il 27 giugno, chiedendole di descrivere la genesi dell’idea curatoriale e i criteri con cui ha scelto gli artisti, con qualche valutazione sulle attese e le speranze che ruotano intorno all’evento.
“Sono stata incaricata da Kasper König, il curatore di Manifesta 10, solamente lo scorso dicembre”, ci ha spiegato, “e sono arrivata a San Pietroburgo nel periodo delle notti nere, quando il sole sorge alle 11 del mattino”. La Stazione Vitebsky, una delle più antiche della Russia, da dove partono e arrivano treni per Tallin, Vilnius, Varsavia, Kiev, è diventata la fonte di ispirazione principale. Da quelle città, infatti, provengono tutti gli artisti. “Ci siamo incontrati qui a febbraio, proprio nel momento dell’escalation della crisi tra Ucraina e Russia. Il Pubblic Program è, pertanto, una risposta critica, artistica e politica a quella situazione e non poteva che essere altrimenti”, ha aggiunto.“Mi aspetto che il pubblico locale possa accogliere gli eventi a cui assisterà come un elemento seduttivo che attivi un pensiero critico di pluralismo e dissenso. Quello che mi spaventa è che a San Pietroburgo percepisco solo silenzio. Nessun parla dell’Ucraina. Spero che il programma, in modo indiretto e sofisticato, possa dare un contributo alla riflessione e alla discussione”.
Warsza descrive alcuni tra gli undici progetti commissionati, tra cui quello di Alexandra Pirici e quello di Ilia Orlov & Natasha Kraevskaya, e mette a fuoco il concetto di “pubblico” nel contesto della Russia di oggi. Nel periodo sovietico lo spazio pubblico non era il luogo dell’espressione dell’individualità, che, al contrario, era confinata in una sfera privata, segreta. La stessa dimensione sarà ricreata nel progetto “Apartment Art as Domestic Resistance”, che mostrerà il lavoro di centodue artisti russi che, a rotazione, lavoreranno e vivranno in un appartamento, mettendo in atto una nuova forma di resistenza domestica.
Warsza è nata nel 1976 e lavora tra Berlino e Varsavia; si occupa di arti visive, performative e architettura con specifico riferimento ai paesi dell’Europa dell’est e della zona euroasiatica. Tra io vari progetti seguiti, è stata co-curatrice della Biennale di Berlino nel 2012, della Biennale di Goteborg (2013) e del Padiglione della Georgia della Biennale di Venezia nel 2013.
– Antonella Crippa
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