Seconda tappa, dopo il CAC – Centre d’Art Contemporain di Ginevra, per la mostra Robert Overby. Opere 1969-1987, pronta nei mesi successivi a viaggiare ancora per l’Europa. Si tratta della prima importante retrospettiva in Italia dedicata a un artista che, principalmente attivo come graphic designer, durante la sua vita aveva esposto molto raramente le proprie opere.
Osservando i lavori di Robert Overby (Harvey, 1935 – Los Angeles, 1993) prende corpo una convinzione, sostenuta dalla moltitudine di tecniche esplorate: la coerenza dell’espressione può sussistere anche senza forti vincoli stilistici. Nei primi anni di attività Overby è concentrato in particolare sulla realizzazione di calchi di elementi architettonici in gomma, lattice e cemento, che culmina con Barclay Houses Series (1971), serie di 28 calchi ottenuti da una casa sopravvissuta a un incendio. Ciò che ne risulta è, sul piano visivo, un effetto di estremo realismo, ma l’autore stesso affermava di essere piuttosto interessato all’illusionismo, tenendo a definire il suo approccio all’arte “minimalismo barocco”.
La ricerca della guaina e della superficie arriva con intensità ad esempio al cospetto di Blue Screen Door o di East room with 2 windows, che paiono facciate strappate agli interni cui appartenevano; le sezioni di porte, pareti e altri elementi – nonostante l’aspetto crudo – conducono l’osservatore a fare i conti con la loro fragile costituzione, mentre taluni fori e serrature sembrano invitare l’occhio del voyeur.
Più esplicitamente il tema della pelle è sviluppato in altre opere, su tutte i dipinti e i collage (tra le fonti di ispirazione di Overby negli Anni Settanta e Ottanta, le riviste pornografiche), talvolta con riferimenti al sadomaso. Bello sarebbe stato ascoltare Didier Anzieu davanti alle sue opere, che più o meno negli stessi anni pubblicava Moi-peau e s’interrogava: “E se il pensiero fosse tanto una questione di pelle che di cervello? E se l’Io, definito perciò come Io-pelle, avesse una struttura d’involucro?”.
Anche nelle pitture, cui Overby si dedicò maggiormente dal 1973, i punti luce conferiscono profondità e l’innata plasticità caratteristica dei suoi esperimenti, specie nel suo carattere decadente, nel suo segnare un passaggio, fermato nel tempo attraverso una molle sostanza.
Una riscoperta consigliata e di grande attualità, Overby.
Lucia Grassiccia
Bergamo // fino al 27 luglio 2014
Robert Overby – Opere 1969-1987
a cura di Alessandro Rabottini
GAMEC
Via San Tomaso 53
035 270272
www.gamec.it
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