Più bianco del bianco. È morto a Chieti Roman Opalka. Il prossimo 27 agosto avrebbe festeggiato a Venezia i suoi ottant’anni
Il tempo grande scultore titola un libro di Marguerite Yourcenar: «Tutto scorre. L’anima che assiste, immobile, al passare delle gioie, delle tristezze e delle morti, di cui è fatta la vita, ha ricevuto “la grande lezione delle cose che passano”». E in modo similare affrontava l’esistenza il grande artista Roman Opalka, appena scomparso a causa […]
Il tempo grande scultore titola un libro di Marguerite Yourcenar: «Tutto scorre. L’anima che assiste, immobile, al passare delle gioie, delle tristezze e delle morti, di cui è fatta la vita, ha ricevuto “la grande lezione delle cose che passano”».
E in modo similare affrontava l’esistenza il grande artista Roman Opalka, appena scomparso a causa di una complicazione a seguito di una infezione intestinale, mentre era in villeggiatura nella sua casa di Chieti. Nato in Francia nel 1931, nel 1935 torna con la famiglia in Polonia; subisce le deportazioni nel 1940 e con la Liberazione del ‘45 torna il Francia per rimpatriare in Polonia l’anno successivo. Diceva che nella sua vita l’amata moglie Madame Opalka rappresentava la gioia, la carnalità, mentre a lui interessava il freddo trascorrere visto anche e soprattutto in forma astratta e filosofica.
Un giorno Opalka si è ritratto in una foto e non ha più smesso: stessa postura, stessa camicia, stesso sguardo profondo. Per lui quelle fotografie erano sculture. Ciò che aveva osservato era che il bianco prendeva inesorabile il sopravvento. Torna alla mente il “rumore bianco” di De Lillo, la morte che avanza. E quella lama di luce nella sua pittura era una goccia di colore bianco che di giorno in giorno aggiungeva alla sua mescola di acrilico. Un registratore acceso e la voce che scandisce i numeri in progressione che il pennello riporta con gesto preciso sulla tela. Uno dopo l’altro. E se ogni tanto la sua mano dipingeva un numero diverso, per errore, quel fallimento restava inesorabile sulla superficie mescolato alle cifre ossessive e metodiche.
Di anno in anno i suoi dipinti si sono fatti evidentemente sempre più chiari: dalle Cartes de voyage iniziate nel 1972 sempre di formato A4 che l’artista portava con sé quando uscire dalla Polonia era difficile e prevedeva tempi lunghi, fino ai Details 195×135 cm. Il processo inesorabile del tempo ha reso i numeri sempre meno leggibili: Roman Opalka stava raggiungendo il monocromo assoluto.
Il 27 agosto avrebbe festeggiato il suo ottantesimo compleanno con una grande festa alla Guggenheim di Venezia, città nella quale è in corso la sua mostra alla Galleria Michela Rizzo e che lo ha visto diafano e dolcissimo passare lunghi periodi fino a che Il tempo grande scultore ha scritto inesorabile e ineluttabile l’ultima cifra.
-Martina Cavallarin
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