Quando l’arte è un delitto (quasi) perfetto
Al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano inaugura oggi una vasta collettiva che rievoca le mille sfaccettature della componente “criminale” nella contemporaneità. Fra opere d’arte, oggetti, feticci, libri, inserti cinematografici e installazioni. Ve la raccontiamo in anteprima, con l’aiuto della curatrice Cristina Ricupero, che abbiamo intervistato.
“Ho lavorato sul concetto di sovrapposizione tra crimine ed estetica per molto tempo, cercando di realizzare un progetto espositivo di ricerca, mai completo e sempre in itinere, differente a seconda degli spazi e dei Paesi che l’avrebbero ospitato. Poi, come in molte delle mie mostre, ho inquadrato la giusta dimensione sociale che selezionasse artisti considerabili non come una mera voce replicante o, una cassa di risonanza per una sorta di ipotetica ‘crime art’. Infatti, era mia intenzione ricreare un’atmosfera all’interno della quale il dolore venisse portato in primo piano e fosse vissuto dagli artisti come un superamento del binomio novecentesco di colpa/pena. Lasciando infine emergere la componente del crimine circondata dai suoi molteplici aspetti, come effetto ansiogeno dilagante della contemporaneità e delle scienze umane”.
Con queste parole la curatrice francese Cristina Ricupero introduce, a ventiquattrore dall’inaugurazione, Il delitto quasi perfetto. Mostra composta da oltre quaranta artisti tra cui Jason Dodge, Claire Fontaine, Matias Faldbakken, Keith Farquhar, Dora Garcia, Douglas Gordon, Eva Grubinger, ma anche Richard Hawkins, Karl Holmqvist, Pierre Huyghe e Gabriel Lester. Il progetto arriva in una nuova versione dopo la prima tappa al Witte de With Center for Contemporary Art di Rotterdam, arricchito di nuove opere grazie soprattutto ad alcuni artisti italiani: da Monica Bonvicini a Luca Vitone, da Maurizio Cattelan a Mario Milizia.
Anche grazie a loro, il cinema, negli spazi gremiti del PAC, torna ad essere il mezzo perfetto per catturare l’attrazione imprescindibile della violenza e trasformarla in immagini godibili, ipnotiche. Così, seguendo l’ironico invito di Thomas De Quincy ad analizzare il delitto da un punto di vista estetico, la mostra invoca gli spiriti dell’arte visiva, dell’architettura, del cinema, della criminologia e del moderno genere giallo, trasformando le sale del PAC in una scena del crimine idealmente ineccepibile.
“Questa mostra”, sottolinea la Ricupero, “piuttosto che rivelare o far emergere insegnamenti, dovrebbe creare sorpresa e sottolineare questioni grazie all’avvicinamento di lavori e artisti molto conosciuti, accostati a pezzi relativamente sconosciuti, oppure a manufatti, oggetti e documenti provenienti da musei etnologici. Questo concetto può essere espresso attraverso l’articolazione eterogenea di elementi disposti secondo una metodologia non-gerarchica e non-ortodossa. Il contenuto di questa mostra è necessariamente ricco e possiede molteplici livelli di lettura, presentando un’amplia varietà di materiali dalla natura inaspettata, come le foto del criminologo forense Rodolphe A. Reiss ai lavori di Dirk Bell e Bik Van der Pol”.
Sebbene il percorso risulti altamente eterogeneo, a partire dai suoi ultimi momenti preparatori, lo sguardo unico che accomuna ciascuna sezione, ciascuna area espositiva permette una visione d’insieme unica, suddivisa per capitoli. Dietro il crimine sembra celarsi sempre una certa idea di male. Per questo motivo, Il delitto quasi perfetto prende in esame le relazioni tra etica ed estetica, mettendo in dubbio il ruolo dell’autorialità, il significato dell’autenticità, dell’inganno e della frode. La mostra confonde i confini delle polarità intercorse tra buono e cattivo, mettendo al contempo in evidenza la duplicità del crimine come arte e dell’arte come crimine.
La mostra, infatti, raccoglie oltre quaranta artisti, italiani e internazionali, che hanno collegato arte ed estetica al di là del crimine, attraverso una selezione di linguaggi feticizzanti, progetti realizzati negli ultimi decenni e lavori più recenti, accanto ad un insieme di oggetti sorprendenti, sono immersi in modo inusuale nell’allestimento, studiato per guidare il visitatore attraverso un percorso tematico che procede per capitoli.
“L’immagine dell’artista come qualcuno che vive ai margini della società rifiutando di accondiscendere alle regole e vivendo al di sopra di esse, seguendo convenzioni arbitrarie, prosegue la curatrice, è una sorta di metafora condivisa dal senso comune, inerente alla libertà d’espressione. In un certo senso il criminale e l’artista sono ritenuti liberi interpreti delle aspirazioni che giacciono oltre l’ordinario. Pochi, rarissimi artisti sembrano aver fatto proprio questo cliché rendendolo un fattore di vita mortalmente fondamentale e facendo aderire le loro vita all’immaginario popolare romantico”.
Fra le opere e gli artisti italiani presenti, si annoverano: Maurizio Cattelan, che ha realizzato un bouquet di fazzoletti di stoffa per asciugare idealmente le lacrime versate per le vittime dell’attentato che il 27 luglio 1993 distrusse il PAC provocando la morte di quattro persone; un’installazione di grande formato dell’artista Luca Vitone ricorda, come un epitaffio, i 959 membri della loggia P2; Mario Milizia riproduce invece minuziosamente i dettagli delle immagini di cronaca giudiziaria riferite a ritrovamenti e vendite illegali di reperti archeologici.
“Inoltre”, ricorda la Ricupero, “l’artista Gabriel Lester in collaborazione con Jonas Lund firmerà un intervento virale sul sito web del PAC; l’artista austriaca Eva Grubinger isserà invece una bandiera e posizionerà una targa d’ottone sulla facciata esterna del Padiglione, trasformandolo nell’ambasciata di Eitopomar, un utopico regno governato dal malvagio signore del Male Dr. Mabuse. All’ingresso, un murales dipinto dall’artista francese Jean-Luc Blanc richiamerà la copertina di una rivista pulp firmata con il titolo della mostra”. Da ricordare in ultimo, come suggerito dalla curatrice, che il titolo della mostra proviene dalla traduzione di Le crime était presque parfait (Dial M for Murder) di Alfred Hitchcock, a sottolineare l’impianto cinematografico, una delle miriadi di letture possibili, dell’intero percorso.
Ginevra Bria
Milano // fino al 7 settembre 2014
Il delitto quasi perfetto
a cura di Cristina Ricupero
PAC – PADIGLIONE D’ARTE CONTEMPORANEA
Via Palestro 14
02 88446356
[email protected]
www.pacmilano.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati