Tutti sanno che prima della fine del V atto Otello ucciderà Desdemona: la suspense è nel dramma, non nell’epilogo. Così è l’astrazione, un canovaccio da interpretare, la tragedia della pittura nel XX secolo. Un discorso sulla pittura è sempre un discorso complesso, nella riverenza al complesso del passato; il Costruttivismo, il Minimalismo, l’Espressionismo astratto. Ma un discorso sulla pittura in quanto medium è a sua volta un classico. Stefano Cumia (Palermo, 1980) abbandona il tracciato ombroso del figurativo per procedere su quello verdeggiante dell’astrazione. Rimuovere le ovvie implicazioni del riconoscibile significa rimuovere il rumore della superficie, vedere la pittura. I lavori di Cumia non si abbandonano al freddo nitido della sintesi geometrica, al puro colore, al quadro come unicum. I bordi sdrucciolevoli, l’affioramento del telaio, il lusso della piccola vibrazione superano il sordo ribadire di un teatro di regia del dramma dell’astratto. I lavori di SCP-14 sono opere in bilico, tessere imperfette che rifiutano l’ovvia coincidenza col puzzle del ‘900.
Luca Labanca
Palermo // fino al 9 agosto 2014
Stefano Cumia – SCP-14
a cura di Helga Marsala
RIZZUTO GALLERY
Via Monte Cuccio 30
091 526843
[email protected]
www.rizzutogallery.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati