Tamara de Lempicka (Varsavia, 1898 – Cuernavaca, 1980) è una figura estremamente complessa, una delle poche donne artiste famose fin dagli anni ‘50, soprattutto a causa del suo stile di vita eccentrico e anticonformista.
La sua provenienza russo-polacca si evince dall’iniziale utilizzo di forme post-costruttiviste, soprattutto nei paesaggi degli inizi. La vera svolta per Lempicka è negli anni ’20, quando si trasferisce a Parigi e si trova perfettamente inserita nel fervido clima culturale della Ecole de Paris, un circolo di artisti delle più varie nazionalità che aveva scelto la Ville Lumière per vivere e lavorare e che si riuniva attorno a personalità come Picasso, Modigliani e Brancusi.
Oltre alle tele a olio, al Vittoriano sono esposti molti disegni e bozzetti, in cui si nota una netta somiglianza del tratto grafico con i disegni di Modigliani, così come anche un’intensa attenzione alla plastica dei corpi che parte da Cézanne e arriva fino al Picasso post-cubista.
La capacità di Lempicka di proporre ritratti di donne assolutamente conturbanti, come quello della figlia Kizette, è stata spesso associata alla sua conclamata bisessualità. Questa interpretazione, oltre ad avere in sé una certa dose di pregiudizio, non rende giustizia allo studio profondo di molti modelli importanti con i quali l’artista si è confrontata nel corso della sua vita. Un’assidua frequentazione del Louvre è testimoniata da una serie di studi dell’arte italiana e da continui rimandi a opere del passato, come si nota ad esempio dalla posa della celebre Rafaela su fondo verde, che la apparenta ai nudi di Tiziano o ad alcune veneri di Bouchet.
La donna che divenne artista perché il nobile marito non voleva lavorare, la “baronessa del pennello”, com’era chiamata a Hollywood, dove visse dagli anni ‘40 portando il glamour europeo, aveva un’anima profondamente religiosa. Una produzione poco nota di piccole Madonne e una testa di San Giovanni completano la mostra, con immagini che non ci si aspetta di trovare nella produzione di un’artista così controversa.
L’amore per l’Italia e per l’arte italiana è ovunque. Nella posa delle mani di molte fanciulle ritratte come moderne Veneri di Botticelli, o nelle ragazze che rovesciano gli occhi all’insù come Sante di Guido Reni o li abbassano tristi trovando un modello nella Madonna di Filippo Lippi.
L’ultima parte della sua produzione, legata al periodo della Seconda guerra mondiale, si può ricondurre a un certo Surrealismo metafisico alla Magritte. L’artista compone figure di still life, inquietanti nel loro essere perfette.
La baronessa de Lempicka è stata sopra a ogni cosa una donna degli eccessi, una pittrice con l’anima da diva di Hollywood. Quest’ultimo, basilare aspetto è testimoniato in mostra da una vasta serie di fotografie che la ritraggono come una novella Greta Garbo a trent’anni e poi sempre più invecchiata, accanto a una statua velata, o a cena con attori celebri. Fa tenerezza l’ultima immagine: una donna anziana, sempre bella sotto un cappello alla moda, sempre in posa, come una delle sue modelle.
Chiara Di Stefano
dal 10 marzo al 3 luglio 2011
Tamara de Lempicka – La regina del moderno
a cura di Gioia Mori
Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (zona Fori Imperiali) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a giovedì ore 9.30-19.30; venerdì e sabato ore 9.30-23.30; domenica ore 9.30-20.30
Ingressoo: intero € 12; ridotto € 8,50
Catalogo Skira
Info: tel. +39 063225380; www.comunicareorganizzando.it
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