Venezia Updates: Mahler torna al cinema. Alix Delaporte costruisce intorno alle note del compositore la storia di un adolescente. Tra calcio e musica classica
In “Morte a Venezia”, Luchino Visconti si ispirò alla figura tormentata di Gustav Mahler per disegnare il protagonista Von Aschenbach, perduto nella ricerca della bellezza ideale. Mahler torna al centro un film che sa guardare la tragedia con i giovani occhi di un personaggio illuminato. Figlio di una donna malata di tumore, Victor si dibatte […]
In “Morte a Venezia”, Luchino Visconti si ispirò alla figura tormentata di Gustav Mahler per disegnare il protagonista Von Aschenbach, perduto nella ricerca della bellezza ideale. Mahler torna al centro un film che sa guardare la tragedia con i giovani occhi di un personaggio illuminato. Figlio di una donna malata di tumore, Victor si dibatte tra l’attesa della vita e quella della morte. Silenzioso e contemplativo, posa il suo sguardo su un paesaggio ai confini del mondo, in Camargue, dove in un accampamento di roulotte una comunità di francesi e catalani trascorre un’esistenza semplice, dedita allo sport e al kitesurf.
Di solito i registi si fermano qui, scegliendo la convivenza con il dolore come plot sufficiente. In una mostra del cinema segnata da una certa durezza, “Le dernier coup de marteau” si eleva, e solleva, grazie ad un approccio ispirato e immediato alla musica tragica e sentimentale di Mahler, compositore noto per la sua sfortunata vita familiare.
Il film, meritatamente in Concorso, apre alla speranza, in sospensione, quando Victor decide di incontrare il padre giunto in città per dirigere l’orchestra in un concerto attorno al quale si avvitano le esistenze dei protagonisti. Come un gorgo sottile, la musica di Mahler e le prove del concerto attraggono il film verso il suo nucleo caldo, quel centro di gravità che rende la pellicola un’opera fatta anche con la musica, costruita su di essa, pur se in modo diverso rispetto al capolavoro di Visconti.
La regista francese Alix Delaporte (1969), che ama poco i dialoghi, costruisce un film di campi lunghi e dettagli, ma soprattutto un “cinema verità” sui generis, seguendo ostinatamente lo sguardo di Victor sul mondo. Il suo realismo lirico il si basa su inserti “magici”, come dimostra la scena piu bella, in cui la presenza del giovane talento calcistico, chiamato dal padre sul palco, diventa capace, con il suo sguardo incantato da quattordicenne, di pacificare gli animi dei musicisti e di conseguenza le note di Mahler da loro suonate. Un Orfeo al contrario che usa il silenzio, e non la musica ed il canto, per ammansire i musicisti, e non le fiere.
Dettagli che rendono prezioso un film colto e naturalista, che sa unire due mondi lontani come quello popolare delle partite del Barca e quello piú astratto della musica classica. Il titolo si riferisce ai tre colpi di martello che Malher, malato gravemente di cuore, introdusse nella Sesta, composta tra il 1903 e il 1904, e chiamata “Tragica”, a significare i colpi del fato sulla di lui (e nostra) vita. Ne tolse poi uno. Scaramanticamente.
– Nicola Davide Angerame
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