Venezia Updates: Konchalovsky e il volo aggraziato di un postino viaggiatore. Viaggio nella Russia che non c’è. Un film che merita il Leone d’Oro
Il protagonista del film di Andrei Konchalovsky è un postino vero. Che ogni giorno con la sua modesta barca a motore percorre una distesa d’acqua piatta per raggiungere il luogo più vicino e rifornire di generi di prima necessità il suo piccolo villaggio. L’isolamento di questo agglomerato umano ne decreta il suo stesso anacronismo. Realtà […]
Il protagonista del film di Andrei Konchalovsky è un postino vero. Che ogni giorno con la sua modesta barca a motore percorre una distesa d’acqua piatta per raggiungere il luogo più vicino e rifornire di generi di prima necessità il suo piccolo villaggio.
L’isolamento di questo agglomerato umano ne decreta il suo stesso anacronismo. Realtà e favola non si distinguono più. Scatole di case fatiscenti, fatte di legno e dipinte di colori vivaci, s’integrano nella natura appena addomesticata alle necessità umane. Un ubriacone cronico si aggira delirante per il paese, dove si litiga per un pesce o si balla al ritmo di una fisarmonica; i giovani, intanto, si trasferiscono in una città meccanizzata e rumorosa. Spettro di un passato glorioso, ormai lontano, si sente l’eco di un inno del vecchio impero. E la memoria sbiadisce come le mura di una scuola dissestata. Uno spirito burlone brilla sulla superficie dell’acqua: viene da altri tempi. Si diverte a fare capolino nella notte uno chagalliano gatto blu, compare e ombra esistenziale del nostro protagonista.
In questa zona così remota la gente vive nella ripetizione dei gesti e al ritmo ciclico della natura. Scorrono, come nelle case del resto del mondo, le immagini televisive, raccontando una Russia nuova e occidentalizzata, frivola e disorientata. Mai visto un uso così profondo ed elegante di una camera digitale: un volo metafisico sulla distesa d’acqua che separa due civiltà. Ma l’ignoranza e l’assenza di mezzi tecnologici non distolgono l’uomo dalla domanda sul senso dell’esistenza e sul male che ne consegue. Poi, d’improvviso, all’orizzonte un missile spaziale si alza verso il cielo, in cerca di risposte, rincorrendo un futuro incredibile. Immaginifico almeno come la vita semplice e poetica delle persone che vivono sul lago Kenozero.
The Postman’s White Nights è un’opera totale. Un film sui valori universali. Costruito su dettagli aneddotici ed evanescenti che Andrei Konchalovsky riesce ad elevare allo stato di assoluto. Ma è anche una rilettura contemporanea e “sopra le righe” di Dostojevski, cui si aggiunge una visionarietà che rimanda e Chagall e un tocco chekhoviano .
Il regista conferenza ha detto di aver girato in piena libertà, con i suoi soldi e per se stesso. Le riprese si devono a due red camera in un territorio a nord della Russia.
Konchalovsky è un personaggio come quelli dei suoi film. Un intellettuale cosmopolita frutto dell’immaginazione, dalla marcata personalità e una classe d’altri tempi. Realtà o immaginazione? “Tutto può accadere, tutto può andare diversamente”. Non si possono distinguere sillabe, né parole, tutto è note e musica: una filastrocca da bambini fatta di immagini e luoghi archetipici. La poesia non si può spiegare. Questo è il nostro Leone d’Oro 2014. All’uomo e alla sua opera.
– Federica Polidoro
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