Museo Macro. Le mostre della stagione 2014/2015
Nonostante l’impasse burocratico che gli impedisce di mettere in campo una programmazione di ampio respiro, il Macro di Roma si presenta all’appuntamento di settembre con un paio di proposte. Si riapre con il Festival di Fotografia e una personale di Tobias Rehberger. Ma il futuro del museo romano è ancora troppo incerto.
Fa una certa tristezza vedere un museo come il Macro di Roma, che ha dimostrato negli scorsi anni una buona vitalità e un’apprezzabile capacità di connettersi con il territorio, trasformato in una landa desolata. Senza direttore da oltre un anno, con uno staff ridotto all’osso, un budget inesistente e nessun piano per il futuro (si parla di un’annessione al Palazzo delle Esposizioni, ma siamo ancora nel campo dell’ipotesi), il museo romano naviga a vista. Resta, fermo come un pilastro, a reggere metà della programmazione fino a gennaio, il Festival Internazionale di Roma Fotografia, che inaugura il 26 settembre la sua 13esima edizione, diretta dal fondatore Marco Delogu.Gli abbiamo chiesto cosa ne pensa della situazione del museo, una realtà con cui collabora, come curatore e direttore artistico, da molti anni: “Il Macro risente di una crisi profonda: ha perso dodici persone valide, ha perso la sponsorizzazione di Enel. È assolutamente venuto il momento di ripensarlo. Spero che il Festival, con le sue idee, la sua qualità e la sua interazione con il mondo dell’arte contemporanea, possa contribuire a rilanciarlo”.
Ma vediamo cosa ci riserva il Festival quest’anno. La kermesse, incentrata sul tema del ritratto (Portrait è il titolo dell’edizione 2014), visto non soltanto come genere fotografico ma anche come mezzo di interpretazione della società contemporanea, comprende numerosi eventi. Tutto ruota attorno a una mostra centrale: una collettiva composta da autori selezionati e suggeriti da fotografi, curatori, critici, collezionisti e direttori di museo che hanno collaborato alle precedenti edizioni del Festival. Tanti i grandi nomi in cartellone: Antonio Biasiucci, Martin Bogren, Piergiorgio Branzi, Asger Carslen, Alexandra Catiere, Doug Dubois, Bernhard Fuchs, Ingar Krauss, Zanele Muholy, Antonia Mulas, Arthur Patten, Paolo Pellegrin, Jon Rafman, Thomas Roma e Guy Tillim. Così la descrive Delogu: “Apriamo il festival con una grande collettiva di molti fotografi che richiedono allestimenti e materie diverse, e qui sta la magia: restituire con molti sguardi, formati, superfici, l’essenza della fotografia di ritratto, in un grande gioco dove chi guarda è protagonista e vede sé stesso. Un gioco di rimandi e specchi tra il momento in cui la foto è stata realizzata e i molti momenti in cui viene vista esattamente nella forma e nella dimensione in cui è stata pensata”.
Oltre alla collettiva, sono previste importanti personali: quella di Roger Ballen, che presenta per la prima volta in Italia il progetto Asylum of the Birds; la serie Beats dell’americano Larry Fink e Wrong di Asger Carlsen. Fanno parte del circuito del Festival anche le mostre organizzate dall’Accademia Tedesca a Villa Massimo (che presenta August Sander e Helmar Lerski) e dall’Accademia di Francia Villa Medici, che inaugura la mostra Pene condivise del fotografo israeliano Assaf Shoshan, borsista 2013/2014. Infine, una piccola grande sorpresa: la Commissione Roma, tradizionale appuntamento del Festival dedicato alla città che lo ospita, vede quest’anno protagonista Delogu stesso. Dopo aver affidato il compito di ritrarre la Città Eterna a giganti della fotografia come Josef Koudelka Olivo Barbieri, Anders Petersen, Martin Parr, Graciela Iturbide, Gabriele Basilico, Guy Tillim, Tod Papageorge, Alec Soth, Paolo Ventura e Tim Davis, il fondatore del Festival, fotografo di origini sarde ma romano d’adozione, offre il suo personale sguardo sulla città; per la prima volta, uno sguardo dall’interno. Scrive Bartolomeo Pietromarchi in catalogo: “In queste apparizioni Delogu racconta per frammenti luoghi della città: sospese e improvvise, appaiono insegne che parlano di luoghi, frammenti urbani: luoghi che riaffiorano da una memoria lontana fatta di cinodromi, di cinema ormai in disuso, di mitici luoghi ai bordi del fiume”.
Una settimana prima dell’inaugurazione del Festival di Fotografia, il 19 settembre, sempre negli spazi di via Nizza, apre una personale di Tobias Rehberger (Esslingen, 1966). L’autore tedesco sarà protagonista di una mostra insolita, soprattutto per un artista che ci ha abituati a installazioni immersive e ipnotiche: saranno esposte prevalentemente opere su carta, provenienti dalla Deutsche Bank Collection (che collabora da anni con il museo romano) e realizzate tra il 1991 e il 2003, con l’aggiunta di qualche disegno più recente. Ci sarà una sola installazione, Infections, composta da 33 esemplari di lampade, parte di un progetto iniziato nel 2002. L’intero progetto è curato da Friedhelm Hütte, global head of art di Deutsche Bank.
Marco Enrico Giacomelli
Roma // fino all’11 gennaio 2015
Tobias Rehberger – Wrap it up
a cura di Friedhelm Hütte
MACRO
via Nizza 138
06 671070400
www.museomacro.org
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