John Baldessari regala il brivido della celebrità. Una grande opera per la facciata de La Monnaie di Parigi. E migliaia di persone qualunque diventano star
I famosi quindici minuti di celebrità. Quelli che – si presume – Andy Warhol aveva usato per descrivere l’uomo contemporaneo, con la sua voglia di apparire. Frase dall’attribuzione incerta, ma dalla formidabile valenza sociologica: esistere, nella follia iper-pop e iper-tecnologica del futuro, avrebbe coinciso con l’essere al centro dell’attenzione mediatica, per un tempo brevissimo e […]
I famosi quindici minuti di celebrità. Quelli che – si presume – Andy Warhol aveva usato per descrivere l’uomo contemporaneo, con la sua voglia di apparire. Frase dall’attribuzione incerta, ma dalla formidabile valenza sociologica: esistere, nella follia iper-pop e iper-tecnologica del futuro, avrebbe coinciso con l’essere al centro dell’attenzione mediatica, per un tempo brevissimo e artificiale. Ognuno aggrappato al sogno effimero dei riflettori. Un vero e proprio vaticinio, quello di Warhol. Presto finito nel catalogo delle più iconiche citazioni del Novecento.
L’ultimo lavoro di John Baldessari, appena presentato a Parigi, parte da qua. Riferimento talmente evidente da suonare come un omaggio, una ripresa: la citazione della citazione. Rifacendosi al contempo a celebri esperienze d’arte pubblica, dalle grandi scritte-slogan di Barbara Kruger ai testi luminosi di Jenny Holzer, Baldessari progetta “Your Name in Lights” per la facciata del Musée de la Monnaie, sede della Zecca dello Stato, nota anche per le pregiate collezioni numismatiche ed i programmi culturali. Ospitata in un elegante edificio dell’Ottocento, a Saint-Germain-des-Près, La Monnaie aveva chiuso i battenti nel 2010 per una complessa operazione di restauro ed ampliamento.
Imminente la riapertura, fissata per questo autunno e annunciata proprio dall’installazione di Baldessari: sulla facciata, dallo scorso 13 settembre, i parigini possono godersi una mega insegna di luci colorate, su cui compaiono, a raffica, centinaia di nominativi. Divi? Personalità celebri? Affatto. Gente comune. Una carrellata pulsante di nomi e cognomi, messi a disposizione da chiunque volesse regalarsi un momento di celebrità: non i quindici minuti warholiani, ma quindici secondi appena. Il tempo di uno spotlight.
Per un mese intero 100mila persone potranno scoprirsi protagonisti di una vetrina straordinaria, celebrati senza motivo alcuno, al di là della voglia di esserci, di fare massa inscenando la propria esclusività. Contraddizione assoluta.
Per partecipare basta compilare un form on line, sul sito del museo, e poi aspettare il proprio turno sullo sfavillante palcoscenico urbano. Non occorre essere a Parigi, per sbirciare: una telecamera fissa trasmette in broadcasting l’immagine della facciata, h24. Celebrità istantanee, globali, immateriali, a portata di schermo e a misura di un tautologico show.
– Helga Marsala
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