La resurrezione di Leonardo. Ecco le meraviglie nascoste dell’Adorazione dei Magi, con i primi risultati del restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze
Iniziata nel 1481 per il monastero di San Donato a Scopeto e poi lasciata incompiuta da Leonardo, l’Adorazione dei Magi torna a nuova e miglior vita grazie al lavoro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, nel cui laboratorio di restauro, all’interno delle strutture della Fortezza da Basso, è stata trasferita nel 2011. Si e conclusa infatti […]
Iniziata nel 1481 per il monastero di San Donato a Scopeto e poi lasciata incompiuta da Leonardo, l’Adorazione dei Magi torna a nuova e miglior vita grazie al lavoro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, nel cui laboratorio di restauro, all’interno delle strutture della Fortezza da Basso, è stata trasferita nel 2011. Si e conclusa infatti la prima fase del restauro della superficie pittorica, che dovrebbe essere ultimata entro l’estate del prossimo anno (avverrà in un secondo momento il restauro del supporto ligneo), e alla fine del 2015 l’opera verrà accolta da un nuovo allestimento all’interno della Sala 15 della Galleria degli Uffizi.
La pulitura effettuata ha portato alla luce un’immagine estremamente più ricca di valori espressivi, dove volumi e gradazioni cromatiche riemergono alla vista di tutti. Nel corso dei secoli l’opera ha subito l’appesantimento di diverse stratificazioni di materiali sovrapposti dai suoi manutentori, con un effetto di patinatura che dava l’impressione di monocromia (e non esattamente quella di “non finito”). In particolare nella parte superiore del quadrato (quasi un quadrato perfetto) si torna finalmente a riconoscere il colore del cielo e anche le figure dei lavoratori che ricostruiscono il Tempio, con la zuffa dei cavalli e le figure umane in alto a destra.
Finalmente la lettura dei significati e della materia pittorica in sè è possibile a occhio nudo per l’osservatore che prima doveva limitarsi a guardare come da un vetro appannato. Dopo due anni di “assottigliamento”, per cosí dire, con un lavoro attento e delicato da parte dell’equipe dell’Opificio, adesso possiamo riscoprire il piacere di osservare un dipinto che, pur sempre segnato dal passaggio del tempo, si presenta nella sua forma più verace. La rigorosa impostazione prospettica dell’insieme della composizione ritrova in qualche modo spessore con il perdersi di questa patina, e gli elementi figurativi dei personaggi ritratti assumono dunque maggiore rilievo e vivida presenza (magnifico il gruppo di teste di cavallo che appaiono nell’estremità destra, ad esempio, a dimostrare che Leonardo ancora non aveva scelto quale soluzione formale adoperare ancora).
– Diana Di Nuzzo
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