La galleria Mazzoleni apre la sua sede a Londra. Dove? A Mayfair, of course. Inaugurazione nella settimana della fiera Frieze, con il top dell’arte italiana del dopoguerra
Ormai rischiamo di annoiarvi, raccontandovi la corsa irrefrenabile del quartiere londinese di Mayfair verso il top dei distretti galleristici globali: una situazione che, per rapidità e capillarità, non ha eguali. Ve ne parlavamo noi giorni scorsi, a proposito dell’inaugurazione di Parafin, la nuova galleria promossa da Ben Tufnell e Matt Watkins, ex direttori del colosso […]
Ormai rischiamo di annoiarvi, raccontandovi la corsa irrefrenabile del quartiere londinese di Mayfair verso il top dei distretti galleristici globali: una situazione che, per rapidità e capillarità, non ha eguali. Ve ne parlavamo noi giorni scorsi, a proposito dell’inaugurazione di Parafin, la nuova galleria promossa da Ben Tufnell e Matt Watkins, ex direttori del colosso Haunch of Venison. E ve ne parlavamo a luglio scorso, preannunciando l’apertura in ottobre – nelle giornate della fiera Frieze – di Cardi Gallery, nata dalla fusione della storica Galleria Cardi e della Cardi Black Box. In un costesto che vede già la presenza di giganti del calibro di Victoria Miro, White Cube, David Zwirner, Hauser & Wirth, Sprüth Magers, Gagosian, assieme ad altre italiane come Ronchini e Grimaldi.
Ora siamo ancora a Mayfair, per dire che gli italiani in trasferta a Londra per la grande fiera potranno brindare alla nuova avventura di un’altra importante galleria italiana, Mazzoleni, che proprio nel cuore del quartiere, al 27 di Albemarle Street, aprirà il 13 ottobre il nuovo spazio che affiancherà gli headquarters torinesi. Uno spazio di quasi 300 metri quadrati con due spazi espositivi disposti su due piani, oltre a una sala per proiezioni. Previsto un programma curatoriale concentrato su grandi protagonisti dell’arte italiana del dopoguerra: a cominciare dalla mostra inaugurale, curata da Francesco Poli, con opere di Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Piero Manzoni e Paolo Scheggi.
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