Il co-housing arriva a Londra
Portare fuori dalle mura domestiche, e condividere, alcuni degli spazi e delle funzioni base di un'abitazione non è una novità, soprattutto se si pensa a esperimenti di successo diffusi in tutto il Nord Europa. Il co-housing è una formula che non si limita solo a stimolare convivialità ed interazione in una comunità, ma possiede dei ritorni economici indubbiamente vantaggiosi, soprattutto per chi è alla ricerca di una sistemazione più stabile ma non si accontenta della solita villetta a schiera in stile vittoriano.
In occasione del London Design Festival appena concluso, gli abitanti di 1-6 Copper Lane hanno aperto le loro case ai visitatori, lasciando piacevolmente sorpresi tutti coloro che curiosamente si sono avvicinati. Questo è infatti il primo esperimento di Co-Housing mai realizzato nella capitale inglese inaugurato all’inizio di questa estate. Il progetto risale al 2009 quando un gruppo di sei famiglie londinesi, residenti nel quartiere di Stoke Newington – gettonatissima zona a nord della città – scelgono di riabilitare un’area abbandonata di 1000mq e di costituire un complesso che non si limitasse ad ospitare sei appartamenti, ma che fosse, allo stesso tempo, luogo di coesione tra i diversi nuclei familiari, sebbene eterogenei tra loro, che potesse ospitare dallo psicologo all’artista.
A seguito di una serie di incontri con numerosi studi di architettura, le famiglie hanno individuato il gruppo inglese Henley Halebrown Rorrison Architects e con i progettisti hanno stilato i principi su cui basare il design dell’1-6 Copper Lane. Tutti erano alla ricerca di uno spazio che favorisse l’interazione, tra adulti e bambini, nel tempo di una lavatrice o con in mano un buon libro preso dalla libreria comune, piuttosto che nel cogliere l’occasione di arricchire il giardino con una nuova pianta.
Questo principio di base, nonostante i 5 anni intercorsi tra l’ideazione del progetto e la sua realizzazione, si è mantenuto saldo in tutte le fasi, ed è risultato, come racconta Simon Bayly del Copper Lane Group, economicamente più conveniente che comprare una casa “di seconda mano”. La proposta di HHbR ha saputo raccogliere, e un po’ guidare verso una maggiore concretezza, dal disegno generale al dettaglio, la volontà degli abitanti di non leggere le mura perimetrali della casa come una barriera, ma come un invito. Tutti gli appartamenti hanno la propria zona giorno rivolta verso la corte interna. Questa, al piano terra, si trasforma in area comune con lavatrici e spazio living, e al primo piano diventa un’accogliente terrazza. Per il rivestimento esterno, spiega l’architetto di HHbR Benjamin Cross che ci ha accompagnato nel tour, è stato scelto il legno non trattato per gli appartamenti su tre piani e i mattoni grigi dal Belgio per quelli a due piani, che con l’usura tenderanno ad un’uniformità cromatica. Il tutto in contrasto con il verde della vegetazione, e dei sei giardini privati, che circondano tutto l’insediamento, verso cui tutti gli spazi intimi della casa si rivolgono.
Anche dal punto di vista della sostenibilità lo Studio inglese ha saputo integrare la ventilazione naturale controllata per il mantenimento della temperatura interna, i pannelli per Il solare termico ed i tetti giardino. Il design generale ha un forte taglio scandinavo, lontano di villini tipicamente inglesi che circondano l’isolato, ma con l’indubbia capacità di generare un’oasi di pace nella frenesia londinese.
Al co-housing, solo in Inghilterra, hanno già aderito più di quaranta famiglie, e questo esperimento ben riuscito ne conferma la natura tutt’altro che utopica, ed estremamente concreta.
Flavia Chiavaroli
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