Vienna e il centenario della Grande Guerra. Per la mostra-installazione Parkfair Terminartor si riapre il “salone degli onori”: da Peter Weibel a Olaf Nicolai, fra eroi di guerra e il desiderio di pace
Il luogo è perfetto: la Burgtor, una costruzione monumentale del 1834 dedicata ai caduti delle varie guerre, posto a lato della corte imperiale asburgica. Nel blocco centrale archi trionfali tra colonne doriche, e al piano attico un enorme spazio disadorno e semicoperto ad uso di solenni cerimoniali militari: si chiama Ehrenhalle, letteralmente “salone degli onori”, […]
Il luogo è perfetto: la Burgtor, una costruzione monumentale del 1834 dedicata ai caduti delle varie guerre, posto a lato della corte imperiale asburgica. Nel blocco centrale archi trionfali tra colonne doriche, e al piano attico un enorme spazio disadorno e semicoperto ad uso di solenni cerimoniali militari: si chiama Ehrenhalle, letteralmente “salone degli onori”, mai accessibile al pubblico. Finalmente questa mostra, Parkfair Terminartor 2014, dislocata proprio nella Ehrenhalle. Per meglio dire, un’installazione che prende a pretesto il centenario della Prima Guerra Mondiale per alludere piuttosto ai numerosi focolai bellici sparsi nel mondo, che potrebbero preludere a un nuovo incubo per l’umanità.
Alle pareti marmoree sono stati allineati ventotto pannelli sottili, completamente neri e, sotto di essi, nomi di artisti con la nazione di provenienza. Però, ogni singolo visitatore viene dotato di uno speciale visore ottico che permette di focalizzare e leggere dei messaggi oltre il nero della superficie, un sistema in uso tra i militari per la comunicazione a distanza, invisibile a occhio nudo, sfruttando una speciale vernice. Una strategia che mette in atto un dispositivo di rimozione in analogia con qualcosa di inverso, come è, per la coscienza comune, la rimozione dell’idea della guerra.
Mostra ideata dall’artista e curatore Matthias Makowsky, insieme al collettivo artistico XXXXismTC, ovvero Iv Toshain e Anna Ceeh, e il supporto di alcuni critici d’arte, chiedendo ad artisti internazionali di inviare un proprio messaggio sul tema. Sono presenti artisti come Peter Weibel, Brigitte Kowanz, Carsten Nicolai, Olaf Nicolai, il binomio apolide (israelo/palestinese) Tal Adler & Osama Zatar, e singolarmente anche i curatori. È molto diretto, per esempio, Gottfried Helnwein, che scrive: Cos’è l’ironia? Rispondendo con i nomi dati alle cruente missioni umanitarie: “Peace Keeping Forces”, “Enduring Freedom”, “Patriot Act”. A leggere anche l’articolo che lui firma nel giornale/catalogo, c’è da reggersi forte, trattando il presidente USA, Premio Nobel per la Pace, come un criminale guerrafondaio che, di fronte alla crisi economica globale, alimenta solo l’industria bellica americana. Costo delle opere, visore compreso: 3.500 euro. Si chiude il 10 ottobre: per chi non l’ha vista, ecco la nostra fotogallery.
– Franco Veremondi
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