MI/Arch, prima giornata. Immagini e video dal festival di architettura milanese: protagonisti Cino Zucchi, Italo Rota, Gianluigi Ricuperati, Fabio Novembre, Carlotta de Bevilacqua
Prima giornata del MI/Arch, il festival di architettura che in questa settimana invaderà le aule del Politecnico di Milano. Sotto la bandiera tematica che rimanda al testo di Gio Ponti “Amate l’Architettura”, alla manifestazione ideata da Stefano Boeri va riconosciuto un primo merito: trasmettere a tutti i suoi ascoltatori la passione e l’esperienza che architetti […]
Prima giornata del MI/Arch, il festival di architettura che in questa settimana invaderà le aule del Politecnico di Milano. Sotto la bandiera tematica che rimanda al testo di Gio Ponti “Amate l’Architettura”, alla manifestazione ideata da Stefano Boeri va riconosciuto un primo merito: trasmettere a tutti i suoi ascoltatori la passione e l’esperienza che architetti e designer mettono nel loro lavoro. Grandi nomi e figure emergenti si sono alternate a ritmo serrato. Cino Zucchi con l’occasione di presentare “Mondo Italia-Innesti/Grafting”, il padiglione italiano alla Biennale di Architettura di Venezia di quest’anno, ha spiegato come, partendo dal tema Absorbing Identity suggerito da Rem Koolhaas, abbia cercato sia nell’allestimento che nelle scelte di curatela, di mettere in evidenzia come sia riduttiva, in un territorio così densamente antropizzato come quello italiano, la lettura dell’edificio come un elemento autonomo. Una visione così critica, infatti, non lascia trasparire le innumerevoli possibilità che la lettura del paesaggio quale sistema di stratificazioni storiche, di contesto e sociali, naturalmente possegga.
In una visione sempre ottimistica, ma più onirica, Italo Rota e Gianluigi Ricuperati prendono spunto dalle stanze stratificate dal tempo e dal vissuto dei suoi abitanti descritte nelle illustrazioni di Richard McGuire nel suo libro Here, un esercizio che ribalta il nostro punto di vista nel momento in cui si approccia il progetto di interior design. Puntano a stravolgere lo stesso punto di vista le provocazioni di Fabio Novembre che, nel mostrare i suoi progetti, traccia un percorso tra i suoi “trip”. Input, che confluiscono nelle sue opere come quelle in cui le figure femminili si imprimono nella silhouette della storica Panton Chair o in quelle in cui le maschere di Wilde trasfigurano poltrone e pelli di edifici per ricordare che, citando Carmelo Bene, “l’arte non si dovrebbe mai distanziare da noi”.
La lecture di Carlotta de Bevilacqua, infine, ci ricorda con passione come la luce sia un elemento vivo e attivo, in grado di trasformare letteralmente la vita dell’uomo e lo spazio in cui vive. Illuminare uno spazio con sapienza non è una scelta meramente funzionale. La luce ha la capacità di influenzare lo stato d’animo, la creatività, di convertire uno spazio come la Hall della Tate Modern di Londra in un “common ground” se illuminata dal sole di Olafur Eliasson. La luce orienta, alimenta la natura ed è una risorsa che porta in sé l’importante riflessione sulla sostenibilità del bilancio energetico. Tutti questi elementi possono confluire in un buon design grazie all’attenzione sia nei confronti della tecnologia quanto nella tradizione artigianale. Ed è solo il primo giorno…
– Flavia Chiavaroli
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