Viva l’Impressionismo. Quello americano, a Madrid, in un museo austroungarico…
Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid – fino al 1° febbraio 2015. Un piccolo saggio di cosa può originare un fenomeno di successo, in questo caso l’Impressionismo francese. Ovvero epigoni noiosi (molti), interpreti intelligenti di successo (pochi), discepoli che superano i maestri (rarissimi).
Il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid rinnova periodicamente il suo interesse per l’Impressionismo, cuore della collezione permanente e passione della baronessa Carmen Cervera. È la volta ora dell’Impressionismo americano, filone meno noto del fertile movimento pittorico nato in Francia, che riunisce artisti di origine statunitense i quali, nelle ultime due decadi dell’Ottocento, subirono l’influenza diretta o indiretta dei grandi maestri della luce e del colore.
Tra il 1880 e il 1890 si registrò infatti un flusso consistente di giovani che, dall’America, viaggiarono a Parigi alla ricerca perlopiù di un apprendistato accademico: tra questi solo alcuni entrarono in contatto diretto con Manet, Renoir o Degas, mentre altri ancora intrapresero un autentico pellegrinaggio a Giverny, la località di campagna dove Monet visse per oltre quarant’anni. Per tutti, però, fu fondamentale l’incontro con la stravolgente modernità della pittura impressionista, che esportarono oltreoceano con successo anche se con esiti pittorici non sempre di alto livello, che dall’Impressionismo sembrano trarre solo la varietà colorista della tavolozza, lo studio della luce e la tematica dei paesaggi all’aperto.
La mostra, organizzata dal Museo degli Impressionismi di Giverny e dalla Foundation Terra for American Art, in collaborazione con la National Gallery of Scotland e il Thyssen, approda a Madrid dopo il successo delle precedenti tappe in Francia e a Edimburgo. Fondamentale per il progetto la presenza della Foundation Terra, istituzione creata nel 1978 a Chicago dal magnate Daniel J. Terra, che, oltre a raccogliere oltre 700 opere di artisti rigorosamente made in Usa – dall’Ottocento ai giorni nostri -, si occupa di faciltarne la circuitazione nel mondo, grazie ai prestiti, promuovendo la conoscenza dell’arte statunitense attraverso il finanziamento di borse di studio, programmi educativi e dialogo interculturale.
Il percorso espositivo si apre con Mary Cassatt, forse l’unica pittrice statunitense che frequentò il circolo degli impressionisti francesi – amica di Degas, Monet e Berthe Morisot – e al fianco dei quali espose le sue languide fanciulle e i suoi paffuti bimbetti. Fondamentale fu poi il suo ruolo nella divulgazione dello stile francese negli Stati Uniti.
Nato in Italia, John Singer Sargent fu in realtà artista cosmopolita che visse a lungo in Europa ispirandosi alle diverse correnti pittoriche di fine secolo. Amico personale di Monet, a Giverny lo ritrasse dipingendo in un bosco (bellissimo l’olio in mostra, prestito della Tate di Londra), con la maestria con cui seppe anche cogliere l’atmosfera sognante delle due Donne addormentate su una barca all’ombra di un salice. Le pur significative opere di Sargent presenti a Madrid sono lontane però dalle magnifiche vedute veneziane o di ville romane che l’americano dipinse successivamente in Italia. Fra gli statunitensi che frequentarono Giverny, Theodore Robinson sperimentò gli effetti della vista dall’alto di borghi e pianure, mentre John Leslie Breck copiò gli studi sugli effetti della luce dipingendo un covone di fieno nei diversi momenti di una giornata d’autunno, stesso soggetto scelto da Monet.
Oltre Atlantico, però, l’Impressionismo approdò ufficialmente solo nel 1886, con la prima mostra organizzata a New York dal mercante francese Paul Durand-Ruel. Da allora, poco a poco, tale tecnica del dipingere fu assimilata dagli artisti locali, che la plasmarono secondo l’ispirazione e le tematiche nazionali. Al rientro dall’Europa, Childe Hassam, William Merritt Chase e John Henry Twachtman ritrassero scene urbane, i parchi di Brooklin e di Boston, le strade di Chicago e di New York come fossero il Bois de Boulogne o il bosco di Fontainbleu.
Un capitolo a parte infine merita James Abbott McNeil Whistler, il cui paesaggio Notturno: blu e argento fu ammirato dagli stessi impressionisti per la scelta monocroma. Con poche pennellate, nel piccolo ma incantevole olio Nota in rosso: la siesta, Whistler evoca atmosfere decadenti alla Touluse-Lautrec.
La mostra si chiude con l’originale donna con gatto nero ritratta da Cecilia Beaux, pittrice di Filadelfia che si ispirò alla Parigi di Manet e Renoir.
Federica Lonati
Madrid // fino al 1° febbraio 2015
Impresionismo americano
MUSEO THYSSEN-BORNEMISZA
Paseo del Prado 8
www.museothyssen.org
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