A Palermo Manifesta 2018. Nel 2016 Zurigo, poi la biennale torna in Italia, dopo 10 anni. Città e Regione riusciranno a ripartire dalla cultura?
Ci aveva puntato moltissimo, Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, su quel titolo di Capitale Europea della Cultura 2019. Solo lui, la sua giunta e pochi altri, a dire il vero, si erano fatti delle illusioni: la condizione culturale della città – esattamente come quella dell’isola intera – racconta una storia di progressiva disgregazione, di abbandoni, di false […]
Ci aveva puntato moltissimo, Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, su quel titolo di Capitale Europea della Cultura 2019. Solo lui, la sua giunta e pochi altri, a dire il vero, si erano fatti delle illusioni: la condizione culturale della città – esattamente come quella dell’isola intera – racconta una storia di progressiva disgregazione, di abbandoni, di false partenze, di mediocrità e di ipocrisie diffuse, di cattiva gestione, di musei azzoppati, depotenziati, chiusi nei weekend o chiusi definitivamente, per mancanza di fondi o di strategie.
Palermo quella battaglia la perse, com’era prevedibile. E perse anche quella per la candidatura a Capitale dello Sport 2016 (un’altra sconfitta messa in conto: basterebbe farsi un giro tra gli impianti sportivi cittadini, a partire dal mausoleo dismesso di Fondo Patti, costato 20 miliardi di vecchie lire e da decenni fatiscente).
Sconfitte che bruciarono parecchio, per un sindaco che proprio sul tasto cultura aveva investito tutto, in campagna elettorale e sul piano della comunicazione. Con il peso, però, di una città da risanare economicamente e da reinventare amministrativamente, daccapo. Tuttavia, come la storia insegna, non c’è fallimento senza un’improvvisa chance. Anche per un posto complicato e naufragato come la Sicilia. Anche per Palermo, bellissima e sofferente, quasi per destino.
Arriva così, a ridare coraggio – ai cittadini, alla stessa giunta, ai professionisti dell’arte e della cultura – una notizia bomba: l’edizione numero 12 di Manifesta, la grande biennale europea itinerante, avrà sede proprio nel capoluogo siciliano. Nel 2018. Dopo San Pietroburgo, edizione curata nel 2014 da Kaspar König e dopo quella di Christian Jankowski a Zurigo, attesa per il 2016, toccherà quindi a Palermo accogliere il grande evento internazionale, già una volta sbarcato in Italia – nel 2008 – con l’esperienza del Trentino Alto Adige, curata da Adam Budak, Anselm Franke/Hila Pele e Raqs Media Collective: un ritorno significativo, a distanza di soli dieci anni.
Chi ci sarà a orchestrare la tappa palermitana non è ancora noto, mentre una lista di spazi espositivi è già stata individuata: il complesso monumentale dello Spasimo, la Gam, Palazzo Riso, l’Ecomuseo del Mare, la Favorita e soprattutto i Cantieri culturali della Zisa, ancora in attesa di un assetto giuridico, di un rilancio programmatico e di un riscatto reale.
E a proposito di aspetti meramente tecnico/legali, ma anche finanziari, quel che Palermo dovrà fare è, in prima istanza, approvare una fondazione, con il Comune come socio unico: la Fm12Palermo (Palermo Manifesta 12) dovrà occuparsi di tutta l’organizzazione e sarà composta da un direttivo di otto membri, scelti di comune accordo dalla Biennale e dalla stessa amministrazione comunale. E i fondi? 541mila euro da versare come quota di partecipazione e un investimento di 3,4 milioni più iva per i prossimi tre anni, a cui si aggiungeranno capitali pubblici e privati intercettati da Manifesta.
Fortemente voluta da Orlando e dall’ex assessore alla Cultura, Francesco Giambrone, l’importante candidatura si conclude quindi con un successo che premia la perseveranza, la fiducia e la voglia di ripartire, nonostante tutto. Occasione preziosa, per un rilancio internazionale in termini d’immagine, per la creazione di un indotto turistico consistente e per l’attivazione di progetti urbanistici e iniziative culturali di spessore: per una terra come la Sicilia, l’unica, vera, possibile occasione di ripresa – oltre al settore del food e dell’agroalimentare – passa da qui. Cultura e turismo. Ad Amsterdam, sede centrale di Manifesta, lo hanno capito. La speranza è che uno scatto d’orgoglio – e di furbizia – giunga anche per l’intera classe dirigente siciliana: mentre si scommette su nuove trivellazioni petrolifere, a beneficio delle multinazionali e a danno del paesaggio, il gotha dell’arte contemporanea internazionale fa un cenno verso Sud e sceglie di rischiare. Due riflessioni, da parte di chi (s)governa la regione, sarebbero da fare. Se non ora quando?
– Helga Marsala
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