Critica in Arte 2014. Sguardi interiori e analisi sullo spazio, al Mar di Ravenna
Tra i musei che fanno anche ricerca sui giovani, c'è senz'altro il Mar di Ravenna. Che con la sesta edizione di Critica in Arte continua a dar voce ad artisti e curatori delle ultime generazioni. Questo il terzetto scelto per il 2014
Edizione numero sei per la rassegna Critica in Arte, promossa e ospitata dal Mar, Museo d’Arte della città di Ravenna: un progetto che si è confermato, negli anni, come utile piattaforma di lancio e di sostegno per artisti delle ultime generazioni, emergenti ma con un background già solido e un ricerca definita. Uno spazio strategico, all’interno di un museo che, accanto alla tradizionale missione conservativa ed espositiva, affianca una vocazione per lo scouting e scommette sul ruolo della critica militante.
Fino a gennaio 2015 sono in mostra i progetti di Gianni Moretti, con la cura di Laura Fanti; Nero, presentato da Luca Bochicchio; Francesco Diluca, proposto da Davide Caroli.
Nato a Faenza nel 1980, scultore, Nero non prescinde mai dall’analisi critica dei contesti (spazi, architetture, circuiti sociali), scegliendo lo strumento della progettazione site specific. A orientare le sue creazioni plastiche è però un magma interiore e psicologico, concepito come materia prima, tessuto organico da cui sviluppare, in sinergia con i luoghi, una forma scultorea e un teatro concettuale. Al Mar presenta un progetto inedito, composto da una serie di lavori in terracotta, carichi di valenze simboliche e ispirati ad iconografie fantasy, motivi cavallereschi, bestiari grotteschi: neri, lucidissimi, oppure bianchi e opachi, gli oggetti – dalla pregevole fattura – si collocano all’interno di una griglia architettonica rigorosa, reinterpretando il senso del rapporto tra statua e basamento, e collegandosi a una serie di piccole, preziose opere grafiche.
Ancora scultura per Francesco Diluca, milanese, nato nel 1979, che con il suo ciclo Il senso dell’assenza esplora le dinamiche più profonde di quel dramma complesso che è, nella sua essenza spirituale, psicologia e filosofica, la condizione dell’uomo contemporaneo. Una ricerca di taglio esistenzialista, dunque, che lega in un unico movimento visivo ed emotivo il tema della caduta e quello della rinascita, della disillusione e della speranza. Con Skin, ciclo di sculture di ferro e polvere, la dialettica tra fragilità e forza si compie, in un ritratto dell’umanità proiettato verso il vuoto, esposto alla consunzione, ma al contempo potentissimo.
E questo sguardo interiore torna anche nel raffinato lavoro di Gianni Moretti (Perugia 1978), un’analisi che prende le mosse dal proprio universo sensibile, tra riflessioni intorno al concetto di difesa, protezione, attraversamento, tenendo il proprio corpo come unità di misura principe. Sullo sfondo l’urgenza di una avvicinamento possibile e progressivo alla dimensione della verità. Cercarsi, cercando di capire come si modula – nel tempo e nello spazio – la ricerca di un ideale, la tensione verso una forma compiuta e universale, a partire dal perimetro dell’Io.
Usando materiali eterogenei, dalla carta al pvc, dal plexiglass al vetro, Moretti insegue il gioco sottile della metamorfosi, il lavorio della storia, la dedizione del gesto e la fecondità dello sguardo, costruendo una storia di passaggi, tracce, residui, vuoti, sovrapposizioni, assemblaggi. In una ricerca perenne del senso.
Helga Marsala
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