Expo 2015, lo stato dei lavori a quattro mesi dallo start. A che punto sono i padiglioni nazionali? Qualche dato dai cantieri aperti
L’opening dell’Expo è già dietro l’angolo. Pochi mesi ancora per chiudere i cantieri, terminare i padiglioni delle 140 Nazioni ospiti e rodare la macchina organizzativa. Ma a che punto siamo? Il Corriere della Sera fa un check e mette in fila un po’ di dati, relativi proprio ai vari spazi nazionali. Cercando di capire chi […]
L’opening dell’Expo è già dietro l’angolo. Pochi mesi ancora per chiudere i cantieri, terminare i padiglioni delle 140 Nazioni ospiti e rodare la macchina organizzativa. Ma a che punto siamo? Il Corriere della Sera fa un check e mette in fila un po’ di dati, relativi proprio ai vari spazi nazionali. Cercando di capire chi si è portato largamente avanti e chi sta ancora impantanato.
Primo posto, per velocità ed efficienza, va al Bahrain, a cui manca solo la piantumazione della palme, attese – direttamente dal Golfo Persico – in primavera. Tanto di cappello all’impresa brianzola Restaura, che ha seguito i lavori. Subito dopo si piazzano padiglione della Repubblica Ceca – affidato all’impresa cecoslovacca Koma Modular – e quello dall’Angola, che ha ingaggiato la milanese Mangiavacchi Pedercini.
Entro fine gennaio dovrebbero avere ultimato i lavori anche Azerbaigian, Israele, Qatar, Principato di Monaco, Germania, Kuwait, Giappone, Svizzera, Oman, Belgio, Kazakistan, Regno Unito, Cile, Vietnam.
In ritardo Lettonia ed Estonia, bloccati da una vicenda giudiziaria legata a due ricorsi, e la Turchia, che dopo una prima adesione si era tirata indietro, salvo poi ripensarci nuovamente. Partirà solo il 15 gennaio l’Olanda, che ha appena approvato il progetto.
Come spiega ancora il Corriere, i cantieri sono tutti improntati all’ecosostenibilità, con una predilezione per materiali ecologici e una sovrabbondanza di legno: 2 mila autotreni di legni sono arrivati a Milano, in questi mesi, tra cipressi, legno nepalese, bambù, legno dei Pirenei, fino al caso dell’Austria che all’interno del suo padiglione ha scelto di ricostruire un vero e proprio bosco.
E l’Italia? Il Palazzo destinato allo Stato ospitante è un edificio di 50x50m, distribuito su 4 piani di altezza, per un totale di 12mila mq di superficie. Il bollettino dei lavori, aggiornato a dicembre, dà per ultimate le opere strutturali del corpo architettonico, mentre sono in corso le opere impiantistiche e di finitura. Procedono anche la posa della vela di copertura vetrata e quella delle facciate, anch’essi a vetri, mentre è appena iniziata la fase del rivestimento esterno “ramificato”. Basso impatto ambientale anche in questo caso, con tecnologie che puntano su risorse rinnovabili, tra impianti solari e fotovoltaici.
Migliaia gli operai a lavoro su tutta l’area – per l’80% assunti da imprese italiane – a dimostrazione di quanto il maxi evento milanese, già dalla fase di preparazione, stia producendo lavoro, economie e indotto. Intanto, a 117 giorni dall’inaugurazione, sono stati già venduti 7,2 milioni di biglietti. La migliore risposta per chi, sull’onda del populismo, si augurava che dopo gli scandali sugli appalti truccati Expo 2015 venisse cancellato. Autolesionismi demagogici, a cui rispondere in un solo modo: lavorando. E accelerando.
– Helga Marsala
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