Intersezioni a Catanzaro e il ruolo di Francesco Prosperetti. Parla Alberto Fiz
In questi giorni si continua a parlare delle nomine assurde avallate da Dario Franceschini al Ministero dei Beni Culturali. E al centro della questione è quella – mancata – di Francesco Prosperetti. È Alberto Fiz, direttore del Museo Marca di Catanzaro, a raccontare quanto di buono e lungimirante ha fatto Prosperetti in Calabria. E quanto avrebbe potuto fare sull’interno territorio nazionale.
Adesso che il Ministero dei Beni Culturali ha deciso di trasformare il Colosseo in un’arena, riportando alla mente i non edificanti scontri tra belve e gladiatori, è bene ricordare che dieci anni fa il Parco di Scolacium, un sito archeologico d’eccellenza, è diventato il cuore pulsante di Intersezioni, il progetto d’arte contemporanea più importante realizzato in Calabria.
Dal 2005 a oggi, in quel luogo così carico di storia e di memoria, fondato dai greci, trasformato dai romani e tornato in auge nel periodo bizantino, si sono svolte le mostre di alcuni dei maggiori interpreti dell’arte plastica, quali Stephan Balkenhol, Daniel Buren, Tony Cragg, Wim Delvoye, Jan Fabre, Antony Gormley, Dennis Oppeheim, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Marc Quinn e Mauro Staccioli. Quel progetto, da me curato, ha una componente distintiva che lo rende unico: ciascuna mostra ha lasciato un segno preciso nella città di Catanzaro, dove oggi esiste un Parco Internazionale della Scultura (un tempo c’era una discarica) con un patrimonio permanente formato da 23 opere che rappresenta, nel migliore dei modi, ciascuno dei protagonisti di Intersezioni. Sono state acquisizioni virtuose che hanno permesso di realizzare un vero e proprio museo all’aperto, creando una collezione pubblica di livello internazionale che in breve tempo si è già ampiamente valorizzata.
Parlare di buona politica, di questi tempi, può sembrare difficile, ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la stretta collaborazione tra la Provincia di Catanzaro e la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, guidata da Francesco Prosperetti. Proprio quest’ultimo si è sempre prodigato per favorire l’ingresso dell’arte contemporanea in un contesto che sembrava estraneo, a costo di opporsi con determinazione alle forze reazionarie che identificavano la conservazione con l’immobilismo, rigettando ogni ipotesi di cambiamento. Prosperetti ha fatto del Parco di Scolacium un luogo vivo, dove il contemporaneo è diventato l’elemento propulsivo per rileggere l’antico. Proprio Prosperetti ha affermato: “Ho sempre sostenuto che dal confronto tra diverse esperienze del bello potesse derivare, ad un tempo, una migliore comprensione del valore dei siti storici e dell’importanza della creazione contemporanea e questo presupposto ha trovato una perfetta applicazione a Scolacium”.
Del resto, in questo caso si è sviluppato un processo di reale sincretismo, dove l’archeologia non rappresenta il contesto esotico o straniante che fa da cornice all’arte contemporanea. Al contrario, siamo di fronte a una rigenerazione della memoria, dove il patrimonio archeologico sviluppa la propria forza vitalistica diventando esso stesso parte integrante di un nuovo percorso. Sappiamo bene che il passato non passa; nello stesso tempo la caratteristica intrinseca della contemporaneità oggi è quella di assorbire tutti i tempi. Come ha affermato Jacques Derrida, “il nostro tempo è forse il tempo in cui non si può dire ‘il nostro tempo’”. A Scolacium il contemporaneo si trova in mezzo a un crocevia ed è stato proprio il suo inserimento a determinare il rilancio, anche in termini turistici, del Parco.
Prosperetti ha saputo interpretare l’azione di tutela (sotto la sua direzione è stato portato alla luce l’Anfiteatro romano di Scolacium, uno dei più importanti del Mezzogiorno) senza dogmi o pregiudizi, ma facendola diventare una componente attiva del progetto.
Con ciascun artista, insieme a Francesco e a Maurizio Rubino, che ha sempre avuto un fondamentale ruolo strategico nell’ambito di Intersezioni, abbiamo discusso a lungo ogni singolo intervento, muovendoci con assoluta discrezione sulla spina dorsale del Parco, che ha così sviluppato un suo articolato processo di ricontestualizzazione. Gli esiti sono apparsi eccellenti e l’arte contemporanea è diventata sinergica al contesto, tanto che in molti casi non solo il pubblico, ma anche gli addetti ai lavori e persino gli archeologi avrebbero voluto che gli interventi si sedimentassero oltre il periodo della mostra. Basti pensare alle finestre colorate rosse e gialle create da Buren per i ruderi della basilica normanna, alle Early Forms, forme archetipali di Cragg collocate nel Foro, così come alle sculture di Gormley che emergevano e s’inabissavano proprio come la monumentalità del Parco con le sue infinite diramazioni venose sopra e sotto la superficie; i Tumbling Mirage di Oppenheim, miraggi plastici che rimandano a improbabili navicelle spaziali, dove prevale la geometria instabile e il perenne stato di alterità. O, infine, il Terzo Paradiso di Pistoletto, realizzato con i tubi passacavi rossi e verdi, una scultura piatta che si estendeva nel Foro per cinquanta metri.
Ma l’avventura continua, e proprio in luglio la Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria ha ribadito il suo impegno nel favorire la divulgazione dell’arte contemporanea, firmando un accordo con la Provincia di Catanzaro che prevede un ulteriore sviluppo di Intersezioni nei prossimi anni attraverso una serie di nuove acquisizioni che arricchiranno la collezione permanente del Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro. Sarà proprio la Direzione Regionale a contribuire al finanziamento con le risorse del Piano per l’Arte Contemporanea del MiBACT. Il dado è tratto e in Calabria la sfida dell’arte prosegue.
Alberto Fiz
Per firmare l’appello al ministro Franceschini, scrivete a [email protected]
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