E il Corriere della Sera stampa un libro su Charlie Hebdo senza avvisare i fumettisti. In difesa della libertà di stampa ma in spregio del diritto d’autore
Vero è che il “popolo della rete” – sempre più spesso citato dalla stampa nostrana – reagisce massivamente alle notizie, con atti tanto creativi quanto dettati dall’emotività. Ciò non significa, però, che questa generica “rete” difetti di singole teste pensanti a cui fare riferimento. Generosi creativi che mettono le proprie matite al servizio della libertà […]
Vero è che il “popolo della rete” – sempre più spesso citato dalla stampa nostrana – reagisce massivamente alle notizie, con atti tanto creativi quanto dettati dall’emotività. Ciò non significa, però, che questa generica “rete” difetti di singole teste pensanti a cui fare riferimento. Generosi creativi che mettono le proprie matite al servizio della libertà d’espressione… e si rivelano altrettanto pronti a difendere il (proprio) diritto d’autore.
Sembra una premessa banale, eppure è da qui che ha preso avvio una polemica in corso – manco a dirlo – sempre online. A scatenare la reazione di alcuni nomi autorevoli del fumetto italiano è stata una pubblicazione cartacea, ovvero il volume Je suis Charlie. Matite in difesa della libertà di stampa uscito tra ieri e oggi nelle edicole italiane, in allegato al Corriere della Sera. Un libro di 300 pagine prodotto da RCS, che delle dinamiche interne al mondo del fumetto italiano dovrebbe pur saperne qualcosa, facendo parte del gruppo la casa editrice Rizzoli Lizard.
Già ieri, invece, Roberto Recchioni denunciava sul suo blog (prontoallaresa.blogspot.it) di non essere stato avvisato dall’editore dell’imminente pubblicazione che, pure, conteneva una sua vignetta.
Ad alimentare la polemica avviata dal nuovo curatore di Dylan Dog (Sergio Bonelli Editore) sono intervenuti, a stretto giro, fumettisti e autori non meno conosciuti dai lettori italiani. Giacomo Bevilacqua, autore di A Panda Piace, ha detto la sua sul sito di Wired.it, mentre altri hanno risposto attraverso lo stesso mezzo da cui – a quanto pare – gran parte delle vignette sono state “prelevate” dai curatori del volume, per essere poi mandate in stampa senza il consenso dei creatori: i social network.
A dimostrare che la satira è tale se non risparmia nessuno, ci ha pensato per esempio Leo Ortolani, che sulla pagina Facebook ufficiale ha mandato il suo Rat-Man (la cui serie è stampata da Panini Comics) a manifestare contro il Corriere:
Tra gli autori che hanno preso parte alla polemica – e alla pubblicazione del Corriere, loro malgrado – ci sono pure Don Alemanno (creatore di Jenus di Nazareth), i disegnatori Paolo Martinello e Michele Benevento. Tutti nomi conosciuti nel mondo del fumetto, on e offline. Neppure l’intervento di Ferruccio De Bortoli in persona sembra aver placato le acque.
Per il libro #CharlieHebdo i ricavi vanno a #CharlieHebdo, il @corriereit non guadagna, i diritti agli autori sono riconosciuti(pag.4)
— Ferruccio de Bortoli (@DeBortoliF) 15 Gennaio 2015
Come ha fatto presente lo stesso Recchioni sin dall’inizio, gli autori coinvolti lamentano innanzitutto una mancanza di rispetto nei confronti delle loro opere; molte delle quali, pare, siano state riprodotte a partire da file a bassa risoluzione, assolutamente inadeguati alla stampa. Si tratterebbe né più né meno di un’altra protesta in difesa di un principio, il diritto d’autore, importante quanto la libertà di stampa che il Corriere ha voluto difendere con il suo volume.
– Caterina Porcellini
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