Metodo Boffo contro Andrea Bellini? Sulla querelle-Rivoli che infiamma da giorni il Piemonte arrivano le bordate di Germano Celant
Ci eravamo fermati a martedì scorso, con l’intervista a Roberto Casiraghi pubblicata da La Stampa Torino. Il soggetto era sempre quello: il Castello di Rivoli. Nei giorni seguenti, le voci sono aumentate di numero: in primis quella di Michele Coppola, ovviamente, l’assessore regionale alla cultura ed ex candidato sindaco che – è il segreto di […]
Ci eravamo fermati a martedì scorso, con l’intervista a Roberto Casiraghi pubblicata da La Stampa Torino. Il soggetto era sempre quello: il Castello di Rivoli. Nei giorni seguenti, le voci sono aumentate di numero: in primis quella di Michele Coppola, ovviamente, l’assessore regionale alla cultura ed ex candidato sindaco che – è il segreto di Pulcinella oramai – punta a far salire a castello il “suo” Luca Beatrice (già nominato direttore del Circolo dei Lettori, peraltro con ottimi risultati, e cripto-candidato alla direzione della Gam nel caso in cui Coppola fosse diventato sindaco). Perché si sa bene che le nomine di quel livello sono una questione tutta politica, e che lo spoil system regna sovrano nel nostro Paese.
E così, la ridda di dichiarazioni ha coinvolto anche gli assessori comunale e provinciale: il secondo, Ugo Perone, evidentemente ha la memoria corta, poiché sosteneva su La Repubblica Torino di giovedì scorso che la scelta della coppia Bellini-Merz fu fatta dopo il rifiuto di Jens Hoffmann (in realtà si era deciso sin dall’inizio di nominare due direttori, l’uno italiano e l’altro straniero, e al rifiuto inatteso di Hoffmann si optò in maniera goffa per la nomina di Beatrice Merz). Ancora più sorprendente l’assessore comunale alla cultura, Maurizio Braccialarghe, che prima discetta sulla impossibilità di dirigere un museo in due (e il Palais de Tokyo di Bourriaud e Sans? E la Serpentine Gallery di Obrist e Peyton-Jones?), poi rilancia l’idea da MinCulPop dello stesso Coppola, ossia creare un organismo unico che raggruppi Castello di Rivoli, Gam, Artissima e, perché no?, pure le Ogr (vale a dire il futuro “centro multiculturale” della Fondazione CRT). Magari con un unico direttore…
Ma l’intervento per certi versi inatteso è giunto stamane dalle colonne de La Stampa, ed è una battagliera intervista a Germano Celant, che in questi giorni inaugura la grande mostra sull’Arte Povera in sei città italiane, con la promozione proprio del Castello di Rivoli e della Triennale di Milano. Celant attacca il meccanismo dello spoil system, “sempre più legato ad un’iniziale produzione di fango, schizzato brutalmente sulla persona e non sul risultato operativo. È una tecnica riprovevole e disgustosa che rivela la qualità di chi la produce”. E sottolinea come il Castello di Rivoli sia “diventato un piatto culturale molto appetibile e le polemiche rivelano chiaramente un desiderio di occupazione del posto a tavola”. Ma questi due direttori funzionano o no? “La direzione di un museo va analizzata a tempi medi, come succede per i nuovi Sindaci”, e d’altro canto “servono energie e investimenti come in qualsiasi industria italiana”.
– Marco Enrico Giacomelli
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