Le architetture dei musei e degli spazi culturali. Quanto contano e quanto influiscono sulla presenza di pubblico. Riflessioni sul Mast e su Bologna
Il sistema non sarà di certo scientificamente certificato, per carità, però la differenza ci è parsa semplicemente plateale: tanto che vogliamo rifletterci su un attimo. Il campione statistico, ripetiamolo, è casuale, così come casuali potrebbero essere i risultati. Di cosa stiamo parlando? Di musei. Nello specifico di musei a Bologna, durante la scorsa settimana quando […]
Il sistema non sarà di certo scientificamente certificato, per carità, però la differenza ci è parsa semplicemente plateale: tanto che vogliamo rifletterci su un attimo. Il campione statistico, ripetiamolo, è casuale, così come casuali potrebbero essere i risultati. Di cosa stiamo parlando? Di musei. Nello specifico di musei a Bologna, durante la scorsa settimana quando si è svolta Arte Fiera. Come sanno i nostri lettori che hanno seguito gli aggiornamenti quotidiani che abbiamo pubblicato in gran quantità sul sito, durante Arte Fiera abbiamo girato in lungo e in largo tutti i musei del capoluogo felsineo. Mostre d’arte antica, mostre d’arte contemporanea, mostre entro il circuito esterno della fiera, mostre indipendenti. Tutto. E tutto pressoché deserto a tutte le ore, fatto salvo il momento dell’inaugurazione.
Poi prendi l’autobus, ci stai sopra una ventina di minuti e giungi nel centro d’arte più recente, dunque meno conosciuto, della città. E lo trovi pieno zeppo di gente in un normalissimo primo pomeriggio. Come sono arrivati tutti qui? Perché non sono in fiera? Perché hanno deciso di venire fin qui giù? Per la mostra? Bellissima, intendiamoci, ma difficile pensare che un fotografo famoso negli anni Venti e poi caduto in disgrazia possa richiamare folle in estrema periferia. Per l’effetto novità? Forse, ma questo spazio ha aperto già da oltre un anno. Eppure le foto di Emil Otto Hoppé al Mast erano ammirate da tanta, tanta gente. Non tanta in assoluto, non siamo ad una mostra di Marco Goldin, ma tanta rispetto agli altri musei di Bologna. Perché, dunque?
La nostra ipotesi riguarda l’architettura: il Mast è una architettura nuova, fatta appositamente per ospitare mostre, auditorium, spazi per la didattica. È inoltre un’architettura bellissima, progettata da Labics, uno studio di Roma. Anche i musei storici della città hanno architetture belle, sia chiaro, ma pare che un’architettura nuova riesca ad entrare maggiormente in sintonia con i visitatori. Che così la premiano con una presenza maggiore, più naturale, meno imbarazzata, meno frenata.
Non è la prima volta che accade, è accaduto anche a Roma: l’Ara Pacis era qualcosa di semi-dimenticato. Fin quando non si decise di far realizzare una nuova teca da un grande architetto: i visitatori si moltiplicarono per quindici immediatamente. Quanto conta, dunque, realizzare nuove architetture per la cultura? Conta tanto. Quanto si fa in Italia? Troppo poco.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati