Il Prado da toccare. Anzi da “vedere”, anche per chi è cieco: a Madrid capolavori senza barriere grazie alla stampa 3D
“Hoy toca el Prado” in spagnolo è una frase a doppio senso per rendere più attrattiva una piccola ma significativa mostra che l’importante museo spagnolo dedica ai non vedenti, ampliando il concetto di accessibilità di un luogo pubblico oltre all’abbattimento delle cosiddette barriere architettoniche. Un’iniziativa meritoria, anche se non una novità assoluta per la Spagna: […]
“Hoy toca el Prado” in spagnolo è una frase a doppio senso per rendere più attrattiva una piccola ma significativa mostra che l’importante museo spagnolo dedica ai non vedenti, ampliando il concetto di accessibilità di un luogo pubblico oltre all’abbattimento delle cosiddette barriere architettoniche. Un’iniziativa meritoria, anche se non una novità assoluta per la Spagna: il progetto di rendere godibile una pinacoteca ai non vedenti, permettendo loro di apprezzare i capolavori della pittura – un’arte per la quale sono sprovvisti di mezzi sensoriali adeguati – è stato già sperimentato cinque anni fa da un’altra istituzione, il Museo de Bellas Artes di Bilbao. In Spagna esiste infatti la Once (Organización nacional ciegos españoles), attivissima istituzione governativa che dal 1938 si occupa di facilitare la vita ai ciechi, non solo attraverso l’addestramento dei cani guida e l’integrazione sociale, con il contributo di fondi pubblici ma soprattutto con il denaro proveniente da giochi e lotterie, popolarissimi in questo Paese.
L’iniziativa del Prado – che in parte è una vera e propria mostra dedicata ai ciechi (aperta fino al 28 giugno) – realizzata grazie al contributo della Fundacion Axa e della Once – è un primo significativo passo per rendere accessibile uno dei più importanti musei al mondo anche a visitatori con handicap visivi. Insieme alla mostra, infatti, il museo ha presentato un nuovo servizio di audioguide con audiodescrizioni di 53 capolavori della collezione permanente, che rientra nel programma “Il Prado per tutti”, facilitando l’accesso alla cultura a persone con difficoltà specifiche di apprendimento.
Finalmente so che cos’è un primo piano, ha dichiarato un cieco visitando l’esposizione. Un’équipe formata da storici dell’arte, specialisti di patologie delle vista e di trattamento della cecità ha selezionato sei opere del museo “adatte” – per dimensioni e dettagli iconografici – per essere riprodotte con la tecnica “Didù” dagli Estudios Durero. La misura ideale del quadro – studiata con gli specialisti della Once – è di 1,80 x 1,20 metri; impossibile, dunque, per ragioni di proporzioni, ridurre per esempio un quadro enorme come “Guernica”. La scelta per ora è ricaduta su sei capolavori: Noli me tangere, di Correggio, La fucina di Vulcano, di Velázquez, Il parasole, di Goya, La Gioconda, dell’atelier di Leonardo, Il gentiluomo dalla mano sul petto di El Greco e Natura morta con carciofi, fiori e recipiente in vetro di Van der Hamen. Nella sala sono esposte le copie realizzate a stampa digitale con accumulazione di inchiostro, ossia studiando l’immagine e definendo il volume con strati e tessiture in rilievo fino a sei millimetri, affinché anche un cieco, solo con il tatto, possa vederlo o almeno immaginarlo. Durante il percorso, oltre ai pannelli in braille di fianco ad ogni opera, è possibile ascoltare un’audioguida che prima racconta la storia del quadro e poi suggerisce la maniera di toccarlo.
– Federica Lonati
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