Rivoli gate: cosa ne pensano artisti e galleristi? Artribune ha raccolto le opinioni di Michelangelo Pistoletto e Alberto Peola
Visto che di sistema dell’arte (torinese) ancora si parla, ad Artribune abbiam pensato che mancavano alcune componenti importanti, che ancora non avevano avuto voce in capitolo nella questione Castello di Rivoli. Abbiamo allora raggiunto telefonicamente Michelangelo Pistoletto, che si trova a Bordeaux per preparare la seconda edizione della Biennale di Arte Urbana, che lo vede […]
Visto che di sistema dell’arte (torinese) ancora si parla, ad Artribune abbiam pensato che mancavano alcune componenti importanti, che ancora non avevano avuto voce in capitolo nella questione Castello di Rivoli.
Abbiamo allora raggiunto telefonicamente Michelangelo Pistoletto, che si trova a Bordeaux per preparare la seconda edizione della Biennale di Arte Urbana, che lo vede impegnato nella veste di direttore artistico. Innanzitutto per capire cosa ne pensa della proposta Coppola-Braccialarghe di unificare Castello di Rivoli, Gam e Artissima (per ora lasciamo da parte il progetto Ogr targato Fondazione CRT): “L’idea di fare una grande zuppa è un escamotage che porterà più problemi di quanti ce ne siano già adesso – ha dichiarato Pistoletto –. La situazione potrebbe diventare disastrosa, con una massa di impiegati e nessun responsabile. Insomma, è poco rassicurante come proposta”. E la critica al fatto di avere due direttori al Castello: “L’esperienza del Palais de Tokyo è andata benissimo…”, risponde l’artista, citando l’esempio princeps che viene in mente a ogni operatore del settore minimamente informato. A proposito della coppia Bellini-Merz, in particolare, Pistoletto sostiene: “Sono due persone qualificate, che portano al Castello di Rivoli due esperienze diverse e complementari”. Ma in buona sostanza li si vuole cacciare… “Sono d’accordo con quanto ha dichiarato Germano Celant: non vedo perché precipitarsi, le valutazioni si possono fare dopo un’esperienza più lunga. Quello che bisognerebbe fare è aiutare economicamente la riuscita del loro progetto”. Ormai voci insistenti parlano di Luca Beatrice come loro successore. “Non intendo dare valutazioni sull’uno o sull’altro, non è questo che deve fare un artista”, ci risponde Pistoletto. Ma poi, quando si parla del meccanismo dello spoil system, affonda: “Io non ci voglio stare in questa politica clientelare. Sono situazioni degradanti”.
Dicevamo: artisti e galleristi. Per questa seconda “categoria” prende la parola Alberto Peola. Lamentando innanzitutto una scarsa considerazione per lui e i suoi colleghi, a Torino e in generale: “Siamo vittime delle fiere”, sbotta. Venendo alla questione Rivoli, Peola sposta il fulcro del problema: “La responsabilità maggiore è di Minoli e del Consiglio di Amministrazione del Castello di Rivoli, che l’ha nominato Presidente. Minoli non si occupa di arte e per di più non è mai in città”. Ma per quanto riguarda i due direttori in carica? “Bisogna attendere la fine del mandato per esprimere un giudizio. D’altro canto, gli ultimi anni di Ida Gianelli sono coincisi con una fase calante, sono stati anni ‘stanchi’. Bellini e Merz non mi paiono dunque responsabili dell’attuale situazione, e non va dimenticata la difficile situazione economica in cui si sono trovati”. Ad Alberto Peola però interessa soprattutto la visione più ampia, cittadina: “Non solo Minoli è latitante – basti pensare che Rivoli è una residenza sabauda, e nel 150esimo dell’Unità d’Italia non sé fatto nulla in tal senso – ma anche il sindaco Fassino non ha dato impulsi significativi in questi mesi”. Quanto alla fusione di Gam, Rivoli e Artissima, Peola non ha dubbi: “Non confondiamo una fiera con i musei, sono cose diversissime. E inoltre anche Gam e Castello di Rivoli hanno ruoli e funzioni differenti tra loro. Le tre realtà vanno tenute totalmente separate. Mentre per le Ogr il discorso è ancora diverso, e lì bisogna aspettare di capire quali intenzioni abbia realmente la Fondazione CRT”.
La notizia, se così si può definire, riguarda invece il silenzio di altri importanti protagonisti della scena dell’arte contemporanea torinese. Sul fronte delle Fondazioni, Patrizia Sandretto, in trasferta alla Biennale di Istanbul, risulta irrangiugibile. Danilo Eccher, direttore della Gam, è in Cina ed è propenso al no comment. Al pari di Francesco Manacorda, direttore di Artissima, che con i giornali non parla. Insomma, di combattività per ora se ne vede assai poca, e nel tritacarne politico-mediatico restano, solitari o quasi, Andrea Bellini e Beatrice Merz.
– Marco Enrico Giacomelli
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