Dreamwave, synthwave, new retro wave. Appunti sulla nostalgia sintetica
Esiste una strana sottocultura musicale. Strana perché, a differenza del passato, non sembra fondarsi sulla prossimità fisica e in un luogo materiale (una città: Manchester, New York, Londra, Seattle, Chicago…), ma piuttosto sulla pura immaterialità. E su un tipo molto specifico di nostalgia sintetica.


Miami Nights 1984, Turbulence (2014)
In questo rifiuto, in questa negazione assoluta dell’oggi – in questo voler creare un presente alternativo sulle ceneri di un tempo svanito, un presente sintetico che rimuove categoricamente quello reale, effettivo, solo per ricrearne una versione più elaborata e sofisticata – si nasconde molto probabilmente un segreto prezioso e oscuro di questo tempo.
“Il Mondo Salvo stava davvero progredendo, come ci garantivano? La gente sorrideva quanto le persone della tv? I loro movimenti e gesti mentre passavano da stanza a stanza, da un locale all’altro, che fossero a piedi o in automobile, soli o in compagnia: ogni attore e attrice esprimeva una fiducia e disinvoltura totali, come se il mondo attorno a loro fosse sicuro e disposto a proteggerli. Era possibile? Era vero?” (James Braziel, 35 miglia a Birmingham, cit., p. 62).
Christian Caliandro
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