Marco Delogu è il nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra. A New York andrà Giorgio Van Straten, a Mosca Olga Strada

“Lavorerò per promuovere la lingua italiana: da John Milton a James Joyce, da Ezra Pound a Jhumpa Lahiri, molti scrittori di lingua inglese hanno scritto in italiano, e poi c’è la memoria di intellettuali come Luigi Meneghello, Piero Sraffa e Arnaldo Momigliano, e tantissimi altri Last but not least, il grande Gianni Celati, così importante […]

Lavorerò per promuovere la lingua italiana: da John Milton a James Joyce, da Ezra Pound a Jhumpa Lahiri, molti scrittori di lingua inglese hanno scritto in italiano, e poi c’è la memoria di intellettuali come Luigi Meneghello, Piero Sraffa e Arnaldo Momigliano, e tantissimi altri Last but not least, il grande Gianni Celati, così importante anche per la fotografia italiana”. Con queste parole Marco Delogu commenta – con Artribune – la sua nomina a direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Londra. Non è infatti casuale, l’ultimo riferimento alla fotografia: Delogu (Roma, 1960) è infatti notoriamente un fotografo, oltre che editore e curatore di mostre: nel 2002 – giusto per citare l’evento di punta – ha ideato FotoGrafia. Festival internazionale di Roma, di cui è direttore artistico, e nel 2009 il Phc Capalbio Fotografia.
Londra è la mia seconda città, dal 1978 e poi per tutti gli anni novanta, sino a oggi, è stata un grandissimo punto di riferimento”, spiega. “Ho conosciuto molte stagioni londinesi, e so quanto la cultura italiana sia amata e studiata in Inghilterra”. Ora l’approdo negli immobili di 39 Belgrave Square, il cuore georgiano di Londra, concessi nel 1949 dal Duca di Westminster al Duca Gallarati Scotti, Ambasciatore italiano, come sede dell’Istituto Italiano di Cultura. Dall’inaugurazione nel giugno 1950 tanti i personaggi che si sono avvicendati alla direzione dell’Istituto, dal Conte Umberto Morra di Lavriano a Guido Calogero, Alessandro Vaciago, Francesco Villari, Benedetta Bini.
Programmi? “Grandissima attenzione al contemporaneo, che per me significa arte, letteratura, musica, cinema, street art e molto altro”, anticipa il neodirettore. “Londra è la città dove molti giovani italiani vanno a studiare e a lavorare, e a tutti loro si rivolgerà l’attività dell’istituto. E poi molto lavoro per promuovere un turismo culturale di qualità: ogni anno Ernst H. Gombrich tornava a visitare gli affreschi di Giulio Romano a Palazzo Te a Mantova, e Nicholas Mann dopo la direzione del Warburg si é dedicato allo studio del suo amato Francesco Petrarca: solo piccoli esempi dell’amore della grande cultura inglese per la nostra bellissima Italia. Ho tantissima voglia di coinvolgere scrittori, fotografi, musicisti, studiosi, cineasti, fotografi, filosofi, poeti e tanti compagni di strada. E di creare grande sinergia con Olga Strada e Giorgio Van Straten, appena nominati a Mosca e New York”.

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Redazione

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