La prima collezione RRUNA porta la firma di Franko B. Performer e artista versatile, noto per le sue azioni forti, dagli accenti spesso crudi, con all’attivo una produzione di ricami e disegni: il volto più essenziale e delicato della sua ricerca.
La collaborazione con RRUNA – nuovo brand che affida ad artisti la progettazione di linee fashion – parte proprio dal lavoro grafico e dalla pratica del ricamo. Look casual e unisex, impreziositi da piccole stampe, impunture, croci ed oggetti ricamati con pochi tratti stilizzati, per una vestibilità facile, oversize: t-shirt, felpe, top, scamiciati, guanti in latex, panta-gonna, maxi borse, con una palette ridotta – blu, grigio chiaro, bianco e nero – e una predilezione per le linee semplici, dritte, a volte asimmetriche.
Materiali provenienti da aziende umbre e una manifattura rigorosamente italiana per le capsule collection RRUNA, che prevedono sempre dei capi limited edition. Nel caso di “Fai bene”, la collezione di Franko B, si tratta di una maxi felpa unisex grigia, con ricamo a mano e stampa serigrafica. Un cuore di filo spinato, tratteggiato sul tessuto tiepido: tagliente e romantico, fra tenerezza e insidia, come nell’immaginario tipico dell’artista.
Per promuovere il capo RRUNA ha prodotto un fashion film, coinvolgendo l’attrice franco-svizzera Caroline Tillette, nelle vesti di unica protagonista, e l’artista Cristiano Carotti, che ha firmato la regia. Le musiche originali sono del compositore Alessandro Deflorio.
“Runa” in celtico significa ‘sussurrare un segreto’. Una suggestione che riassume un po’ la filosofia del marchio: raccontare storie brevi, sottovoce, fatte di collaborazioni autentiche, di esperienze artigianali e di ricerche intime; oltre il clamore di una moda urlata, spettacolarizzata, vittima della grande macchina del mercato.
Ed è una micro storia anche quella interpretata da Tillette, nel teaser per Franko B. Lei, bellissima, vestita solo con una felpa unica tinta, si muove tra le stanze di una vecchia casa abbandonata. Perduta, straniata, a interagire con un labirinto di aghi e fili, disteso tra i muri e il pavimento. Le riprese, perennemente sfocate, rafforzano l’effetto onirico, nel lento incedere che esplode in un rush di flash ipnotici. Al risveglio, un piccolo cuore ricamato: quel che resta del sogno, tra echi di vertigini notturne.
Helga Marsala
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