Biennale di Venezia. Il padiglione dell’Irlanda raccontato da Woodrow Kernohan
Aneddoti, testimonianze e oggetti raccolti dall’artista irlandese Sean Lynch si approprieranno delle Artiglierie mischiandosi al percorso di Enwezor. Il curatore del percorso dell’Irlanda alla Biennale di Venezia, Woodrow Kernohan, svela anteprime e peculiarità di un percorso tanto onirico quanto metastorico.
Entrando appieno nel nuovo, inedito lavoro di Sean Lynch (Kerry, 1978), Woodrow Kernohan racconta, come una voce fuoricampo, l’intuito narrativo del nuovo progetto dedicato alla reminiscenza storica e concepito per le Artiglierie all’Arsenale.
Quale significato assume, per il padiglione irlandese, la collocazione nel cuore del percorso espositivo, nelle Artiglierie dell’Arsenale?
L’Irlanda fu rappresentata per la prima volta nel 1950 dall’artista Nora McGuinnes e da Nano Reid. È molto significativo che durante la Biennale del 2015 il padiglione irlandese venga collocato per la prima volta nelle Artiglierie, proprio come era successo per la Biennale d’Architettura, con i padiglioni del 2014 e del 2012. Inoltre, tanto i commissari quanto i curatori vengono selezionati attraverso un processo che incoraggia i percorsi sperimentali e le pratiche innovative ad emergere. E l’invito a partecipare al Padiglione, per di più nell’Arsenale, si trasforma in un’opportunità straordinaria, giunta dopo le presentazioni espositive di artisti come Gerard Byrne nel 2007, Sarah Browne & Gareth Kennedy nel 2009, Corban Walker nel 2011 e Richard Mosse nel 2013.
Così collocato, il padiglione viene strettamente visitato in connessione al percorso di Enwezor, All the World’s Futures, permettendo a quasi mezzo milione di visitatori di attraversare gli spazi dedicati a mostrare l’arte contemporanea emergente irlandese. Una condizione spazio-temporale durante la quale Sean Lynch dovrà diventare un’estensione, un collegamento tra l’attuale scena artistica e il futuro.
Potresti cortesemente spiegare e descrivere il titolo e i temi scelti per rappresentare il Padiglione irlandese alla 56esima Biennale d’Arte?
Lynch sta creando un nuovo lavoro pensato specificamente per la Biennale. Il progetto si intitola Adventure: Capital ed è focalizzato sulla figura di un maestro scalpellino all’interno di un viaggio raccontato da un cantastorie, un uomo che rispecchia i flussi interconnessi delle finanza, della produzione e di conseguenza della migrazione. Il personaggio del narratore è tratto dalle figure degli estrattori della roccia irlandesi del XIX secolo, attraverso l’emersione di un nuovo forgiatore, di un massone mitico e del primo edificio d’Irlanda.
Iniziando in una cava, la storia segue il viaggio intrapreso tra la pietra, l’artigiano e il sito dedicato alla produzione scultorea, per arrivare fino ai rivestimenti di cui è dotato il cuore finanziario di Londra, creando monumenti proponibili per aeroporti regionali e formulando un dialogo esistenziale con l’arte pubblica abbandonata.
Adventure: Capital (rap)presenta l’Irlanda alla Biennale d’Arte sfidando i luoghi comuni dell’identità e raccontando nuovamente una storia composta da frammenti che sorvolano su incontri, sentiti dire e circostanze accadute.
Raccontaci qualcosa di più su Adventure: Capital.
Adventure: Capital segue la figura di un intagliatore, di uno scavatore di roccia dall’Età del Bronzo fino alle forme di provincialismo del Modernismo tra l’Irlanda e la Britannia. La costanza linguistica di Lynch ha necessitato ricerche estensive alla National Library di Dublino, così come alla British Library di Londra, senza dimenticare la registrazione di moltissime interviste di testimoni.
Recentemente Lynch ha scoperto, inoltre, un’incredibile collezione di artefatti, creata da un forgiatore irlandese del XIX secolo, raccolta che è custodita in un museo inglese regionale e speriamo di poter includere una serie di oggetti di quel tipo nella mostra. Nelle prossime settimane Lynch ricreerà un momento populista dedicato alla critica d’arte, all’interno del quale verrà analizzato un monumento minimalista, misteriosamente creato nella notte da un gruppo di cosiddetti vandali.
Da dove nasce la tua profonda conoscenza della scena irlandese?
Benché io sia cresciuto prevalentemente in Inghilterra, sono nato in Irlanda e ho un interesse di lunga data nonché una passione per gli artisti irlandesi. Fin da quando mi sono trasferito a Limerick City nel 2011, per diventare direttore/CEO di EVA International [la Biennale irlandese dedicata all’arte contemporanea, N.d.R.], ho sempre lavorato a stretto contatto con artisti e galleristi.
L’Irlanda è un Paese relativamente piccolo, geograficamente e in termini di popolazione: per questo è più semplice sviluppare network, vedere mostre e mantenersi aggiornati sulle attività che stanno attraversando o che attraversano l’Irlanda. Limerick City, in particolare, si sta muovendo per aiutare e supportare i giovani artisti. Nel 2014 è stata Capitale nazionale della Cultura, facendo emergere la contemporaneità per un pubblico più ampio.
Quale tipologia di scenario visivo o di atmosfera culturale Lynch conferirà al padiglione?
Spesso Lynch, quando discutiamo del progetto, cita il concetto di Wunderkammer o di cabinet of curiosities come una sorta di punto di riferimento visivo. La sua pratica esplora la storia che si sviluppa in parallelo tra il collezionismo e la narrazione storica, sia attraverso la tradizione bardica irlandese del racconto orale, sia attraverso le origini della museologia, ad esempio, con The Ark, il primo museo pubblico in Gran Bretagna, a Lambeth.
La mostra includerà una videoproiezione e una serie di oggetti ad essa associati, artefatti che porteranno nello stesso luogo figure leggendarie appartenenti al folclore irlandese, divinità sorridenti dei fiumi sullo sfondo della Irish Free State banknotes, di aeroporti regionali e luoghi abbandonati. La relazione fra questi diversi frammenti sociali e culturali riporteranno in vita storie cadute nel tempo, testimonianze che, attraverso il processo della narrazione, torneranno ad avere coalescenza le une con le altre.
Quale sarà il dialogo fra i lavori di Lynch e l’architettura delle Artiglierie?
Lynch è un artista la cui pratica coinvolge ricerche intensive e diversi campi disciplinari. Il progetto si evolve a partire dal suo noto lavoro A Blow by Blow Account of Stonecarving in Oxford (2013-14). Questo progetto fece emergere la storia dei fratelli O’Shea, maestri scalpellini nati in Irlanda, ai quali venne commissionata la decorazione del John Ruskin’s Museum of Natural History di Oxford nel 1850 circa. Gli O’Shea ispirarono l’architettura gotica veneziana e la teoria evolutiva di Darwin. Eppure le scimmie, i pappagalli e i rapaci scolpiti all’esterno del museo vennero parodiati e resero antagonisti i due fratelli, nei confronti dei loro accademici e coloniali committenti.
Per Adventure : Capital Lynch ha creato un viaggio narrativo accompagnato da una serie di sculture a artefatti che dovranno restituire lo spirito dei fratelli O’Shea e del loro Gotico dispettoso attraverso Venezia, come nuova fonte d’ispirazione.
Potresti formulare un augurio che accompagni il pubblico nell’esperienza del padiglione irlandese?
Mi auguro che il pubblico di Adventure : Capital lo recepisca non solo come un itinerario a capo del quale ritrovare una figura di scalpellino itinerante. Questo viaggio si svolge tra l’Irlanda e la Britannia per creare un’opportunità di riflessione, critica vernacolare e humour. Lynch reimmagina in maniera unica la tradizione bardica irlandese ai giorni nostri, ricongiungendo frammenti disparati, fonti e materiali che creano associazioni e convergono in agglomerati, per poi improvvisamente cadere nella trappola di una sorta di affilatissimo sollievo storico. Per Adventure: Capital, infatti, la narrazione binaria della storia è segnata da un processo di racconto orale che rianima figure leggendarie e monumenti all’interno dell’ambiente iper-costruito del neoliberalismo e del tardo capitalismo.
Ginevra Bria
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