Il Teatro dell’Opera di Roma fuori dalla crisi? Funziona la “cura” del sovrintendente Carlo Fuortes: calano i costi, aumentano le produzioni, incassi su del 60%
Dopo pochi mesi dell’adesione alla Legge Bray, il Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma Capitale Carlo Fuortes presenta i primi benefici dell’adozione di un rigoroso piano di risanamento. Che ha permesso di accedere ad un finanziamento statale complessivo e, quindi, di annullare indebitamento verso artisti e fornitori, istituti previdenziali ed erario. Grazie ad una rigorosa […]
Dopo pochi mesi dell’adesione alla Legge Bray, il Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma Capitale Carlo Fuortes presenta i primi benefici dell’adozione di un rigoroso piano di risanamento. Che ha permesso di accedere ad un finanziamento statale complessivo e, quindi, di annullare indebitamento verso artisti e fornitori, istituti previdenziali ed erario. Grazie ad una rigorosa politica di controllo dei costi di gestione (che ha comportato riduzioni di indennità e pensionamenti ma non licenziamenti) e soprattutto ad un aumento della produzione del 30% circa, il bilancio per l’esercizio 2014 si è chiuso in pareggio.
Ma soprattutto è il pubblico ad aver dato una prova concreta del gradimento del “nuovo corso” del teatro: dall’inizio della messa in vendita per la stagione in corso lo scorso ottobre alla fine del primo trimestre 2015, la spesa per abbonamenti e biglietti (4.8 milioni di euro) supera di 1.8 milioni (60%) di euro quella registrata nello stesso periodo dell’anno precedente. In prospettiva, il Teatro sta andando verso una forma di semi-repertorio con riprese, oltre che nuovi allestimenti, di lirica di tradizione, aprendosi, però, sempre più ad altri generi che attirano nuovo pubblico, specialmente le giovani generazioni.
– Giuseppe Pennisi
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