A Milano, arte in vetrina. Il fenomeno Arsham reinventa i negozi Dior, nella calda settimana della moda
Milano fashion week, ultimi giorni. Procedono sfilate, opening di boutique e mega-store, party ed eventi in pompa magna, come sempre conditi da qualche polemica di troppo, tra fastidiose esclusioni (vedi Elena Mirò, falcidiata dalla programmazione ufficiale), tagli di budget, cambi di location (dalla Loggia dei Mercanti al contestatissimo tendone di Piazza Duomo), calendarizzazioni ballerine e […]
Milano fashion week, ultimi giorni. Procedono sfilate, opening di boutique e mega-store, party ed eventi in pompa magna, come sempre conditi da qualche polemica di troppo, tra fastidiose esclusioni (vedi Elena Mirò, falcidiata dalla programmazione ufficiale), tagli di budget, cambi di location (dalla Loggia dei Mercanti al contestatissimo tendone di Piazza Duomo), calendarizzazioni ballerine e scontri tra i vari circuiti internazionali.
Una settimana nel segno dell’austerity, rispetto ad altre edizioni, ma ugualmente scintillante e zeppa di appuntamenti golosi. Moda e mondanità all’ennesima potenza, ma anche un po’ d’arte contemporanea. Un esempio su tutti, tra quelli più degni di nota. Protagonista Dior, o meglio, il suo flagship meneghino. Che in questi giorni bollenti ospita le installazioni di Daniel Arsham, americano classe ’80, a cui la prestigiosa griffe ha affidato l’allestimento delle vetrine dei negozi di Milano (in via Montenapoleone), Parigi e New York.
Arsham, evocando i volteggi plissè degli abiti Dior anni ’40 e ’50, mette in vetrina opere in resina bianca, candidi drappeggi scultorei con cui interagiscono accessori e manichini. L’artista, con le sue linee pure ed essenziali ed i suoi illusionismi materici, trasforma pareti e oggetti in tessuti plissettati, annodati, increspati, oppure si inventa grandi nebulose molecolari assemblando leggerissime palline. Un gioco sull’idea di concretezza e levità, di simulazione e di inganno ottico, di flusso temporale, erosione, trasmutazione ed eterizzazione dell’attimo.
Tra i nomi di punta della mitica galleria parigina Perrotin, il giovane e assai corteggiato Arsham vanta già collaborazioni di tutto rispetto. E non solo in ambito fashion. Per il grande coreografo Merce Cunningham, per esempio, ha realizzato nel 2007 allestimenti, disegni e costumi per lo spettacolo Dancing on the Cutting Edge, Part 2, presentato al MOCA di Miami. E poi ancora progetti con il coreografo Jonah Bokaere con il premiatissimo stilista/fotografo Heidi Slimane, con cui ha reinventato i camerini del negozio Dior di Los Angeles.
Un po’ artista, un po’ architetto, un po’ scenografo, un po’ costumista. Arsham sceglie la formula dell’eclettismo e non sbaglia. Solo trent’anni, ed è già una star.
– Helga Marsala
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