Nicola Verlato celebra Pasolini a Torpignattara. Roma ha un nuovo, grande murale a cielo aperto. Firmato da un virtuoso del pennello
Un noto pittore italiano, con base a Los Angeles, intitola a Pasolini un murale su una palazzina di Torpignattara, quartiere popolare di Roma. Un'opera scenografica, intensa, dal sapore teatrale. Che dall'infanzia del grande intellettuale arriva fino alla sua tragica morte.
Alla straordinaria abilità pittorica di Nicola Verlato siamo abituati. Il suo iperrealismo d’impianto manierista, figlio di un singolare virtuosismo visionario, ha dato vita a scene epiche, prospettive aberrate, tavolozze cromatiche brillanti, figurazioni trionfali e iper dettagliate. Una produzione di alto livello, da circa dieci anni condotta nel suo mega studio di Los Angeles. Decisamente meno consueto è vederlo fuori dai contesti espositivi tradizionali, nei panni di “street artist”. Nulla, nella sua storia, che lo associ alla cultura urbana: nessun background da writer, ma nemmeno da pittore muralista.
E invece eccolo confrontarsi, a Roma, con il muro laterale di una palazzina, alto circa 10 metri, dipinto con un bianco e nero metallico, a partire da un precedente lavoro su tela. Dietro l’operazione c’è la prolifica realtà di M.U.Ro – il Museo di Urban Art di Roma – associazione capitanata da David Vecchiato, che ha regalato alla città – soprattutto in zona Quadraro – una lunga serie di muri d’artista, firmati da nomi di punta della scena locale, nazionale ed internazionale.
Stavolta siamo a Torpignattara, tra la Casilina e la Tuscolana, quartieri frequentati e raccontati sovente da Pier Paolo Pasolini, nelle sue esperienze biografiche e letterarie. E proprio Pasolini – già celebrato da diversi street artist, tra le vie della Capitale – è il protagonista di questa opera di Verlato, un trompe-l’œil pittorico che spezza le classiche griglie cronologiche della narrazione, insieme alla soglia tra realtà e immaginazione, per una sintesi efficace tra flashback, metafore e icone culturali.
Pasolini, appena ucciso, sprofonda sotto terra, attraversando un girone infernale, che ricorda le scene del suo Salò; dall’alto lo osserva il suo assassino, trattenuto da un carabiniere e circondato dalla stampa; nella parte inferiore un gruppo scultoreo ritrae Pasolini bambino, vicino all’amata madre, a cui dedica i suoi primi versi, Petrarca, maestro e punto di riferimento fin dalla giovane età, ed Ezra Pound, grande vecchio della poesia del Novecento, che Pasolini incontrò per la celebra intervista del 1967: due uomini lontani, per storia politica e riferimenti ideologici, ma ‘scandalosamente’ vicini per via di una certa sensibilità poetica, per l’attrazione verso il tema delle radici e della tradizione, per quell’esprit romanticamente rurale, declinato con la forza di outsider e di pionieri.
Tutto questo rivive nel grande murale di Verlato. Un dipinto che assomiglia a un gigantesco lavoro a grafite, in cui si fondono cinema, teatro, poesia, ma anche pittura, scultura e architettura, evocando la forza primigenia del disegno.
– Helga Marsala
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