Lo Strillone: i tesori che rischiano di sparire dopo il sisma in Nepal su Il Messaggero. E poi Kathmandu, Milano in bici, fascio littorio in Darsena
Nella valle di Katmandu: templi e santuari, i tesori che rischiano di sparire. Su Il Messaggero è il grande archeologo Paolo Matthiae a tratteggiare gli esiti – per gli aspetti storico-artistici – del grave sisma che ha colpito il Nepal. “In tempi terribili in cui è l’uomo a distruggere barbaramente insigni testimonianze architettoniche del passato, […]
Nella valle di Katmandu: templi e santuari, i tesori che rischiano di sparire. Su Il Messaggero è il grande archeologo Paolo Matthiae a tratteggiare gli esiti – per gli aspetti storico-artistici – del grave sisma che ha colpito il Nepal. “In tempi terribili in cui è l’uomo a distruggere barbaramente insigni testimonianze architettoniche del passato, la natura viene ora a scatenare la sua imprevedibile e inarrestabile violenza, non solo immolando forse migliaia di vittime umane, ma infierendo su opere famose di remote civiltà che i tempi moderni hanno giustamente eletto a patrimonio mondiale”. Entra nei dettagli anche il Corriere della Sera: “è crollata l’imponente Bhimsen Tower, la torre di Dharahara, alta oltre 60 metri, già restaurata dall’Unesco dopo il terremoto del 1934. Ma è tutto l’universo artistico della valle di Kathmandu ad essere stato aggredito dal sisma, nella capitale del Nepal e nelle vicine cittadine di Patan, Badghaon, Pasupatinath, che custodiscono tesori di valore inestimabile e costituiscono una sorta di museo all’aperto dell’architettura asiatica, in modo particolare di quella religiosa. Ci si interroga sulla sorte di Pasupatinath, la Benares nepalese sulle rive del fiume Bhagmati. E su quella dei cinque stupa fatti erigere a Patan nel 250 a. C. dall’imperatore Ashoka, e del Palazzo Reale i cui cortili sono (erano?) un caleidoscopio di intarsi, nicchie, cornici di porte e finestre”.
Ultima settimana prima del via all’Expo: e Il Sole 24 Ore parte alla ricerca dei tesori nascosti di Milano che nessuno vuole vedere. E lo fa con Ludovica Casellati, e il suo Milano in bici, “cento e passa pagine di una specialissima guida digitale che ha scrìtto, riga dopo riga, pedalando con il ‘busto eretto e mento in alto’ tra un capo e l’altro della nuova ‘Milano di cristallo’ ma anche ‘liberty’ alla ricerca dei suoi angoli segreti e misteriosi, su e giù per il Naviglio della Martesana e tra i due Navigli e il Parco agrìcolo Sud. “Ho scoperto i 31 piani di Torre Breda e i 18 di Torre Locatelli, il Bosco Verticale, la Torre Varesine B affettuosamente soprannominata Diamantone, le colonne di piazza Oberdan e l’Antica Farmacia del Lazzaretto, i gioielli della Milano liberty”. II fascio littorio resta in Darsena, è reperto storico“. È Repubblica Milano a raccontare del reperto “rispuntato dal fango, durante la fine dei lavori in Darsena, in Comune c’è chi ha chiesto se in qualche modo si poteva far sparire quel simbolo del Ventennio, ritrovamento ritenuto vagamente scomodo per una giunta di sinistra. Ma la Sovrintendenza ai beni culturali si è opposta con fermezza: è un pezzo di storia, un monumento, deve restare lì dov’è”.
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