Daniel Buren, una città dei balocchi per il Madre di Napoli  

“La città: un infinito limitato. Un labirinto dove non ci si perde mai”. La celebre frase dello scrittore giapponese Kobo Abe sembra raccontare la sintesi di stordimento e di quiete che la nuova installazione di Daniel Buren, progettata per il Museo Madre, consegna allo spettatore. Una città nella città, che si accorda idealmente alla dimensione urbana, architettonica, umana […]

“La città: un infinito limitato. Un labirinto dove non ci si perde mai”. La celebre frase dello scrittore giapponese Kobo Abe sembra raccontare la sintesi di stordimento e di quiete che la nuova installazione di Daniel Buren, progettata per il Museo Madre, consegna allo spettatore. Una città nella città, che si accorda idealmente alla dimensione urbana, architettonica, umana di Napoli, definendosi nei termini di spazio ludico, giardino per l’infanzia o metropoli fantastica in miniatura.
Primo di una serie di progetti, commissionati all’artista francese per celebrare la relazione tra l’istituzione ed il suo pubblico, in occasione  dei primi dieci anni di attività del museo, “Come un gioco da bambini” (2015)  mette in fila, secondo un ordine di simmetrie e geometrie, cerchi concentrici, archi colorati, torri cilindriche, casette color pastello, basamenti quadrati, timpani triangolari. Un luogo metafisico, sospeso, seducente come una foresta di balocchi e infinitamente modificabile, come un’architettura di Lego.

Daniel Buren, Come un gioco da bambini, 2015 - Madre, Napoli

Daniel Buren, Come un gioco da bambini, 2015 – Madre, Napoli

La città dell’infanzia di Buren, così esatta e così irreale, potenzialmente espandibile all’infinito, procede dal bianco verso una tavolozza di colori piatti e vivi, strutturandosi secondo forme semplici, regolari, tutte uguali. E offrendosi, nella vertigine dell’immaginazione e della dismisura, come spazio percorribile, lieto. Un rifugio che rapisce ma non sovrasta, che contiene e si lascia contenere, che esiste e poi sfuma, nell’incanto di una leggerezza che diventa possibilità: città ossessiva e lieve, in cui disorientarsi, senza perdersi mai.
L’opera, raccontata da un breve documentario di Pasquale Napolitano – con interviste a Buren e al direttore del Madre Andrea Viliani –  è prodotta in collaborazione col Musée d’Art Moderne et Contemporain di Strasburgo.

Helga Marsala

Daniel Buren. Come un gioco da bambini, lavoro in situ, 2014-2015, Madre, Napoli – #1
a cura di Andrea Viliani e Eugenio Viola
25 aprile-31 agosto 2015
MADRE, Napoli
www.madrenapoli.it

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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