Premio StellaRe alla Sheikha Al Mayassa per la filantropia. Premiazione alla Fondazione Sandretto con anello firmato Cattelan
Il 2013 è stato l’anno della fisica del Cern di Ginevra, Fabiola Gianotti. Prima di lei, la ricercatrice in biologia molecolare, Elizabeth Blackburn, la curatrice e direttore di musei Lisa Phillips, l’architetto giappone Kazuyo Sejima. E ancora, il Ministro dell’Economia e della Pianificazione degli Emirati Arabi Uniti, H.E. Sheikha Lubna Al Qasimi, e Franca Sozzani, […]
Il 2013 è stato l’anno della fisica del Cern di Ginevra, Fabiola Gianotti. Prima di lei, la ricercatrice in biologia molecolare, Elizabeth Blackburn, la curatrice e direttore di musei Lisa Phillips, l’architetto giappone Kazuyo Sejima. E ancora, il Ministro dell’Economia e della Pianificazione degli Emirati Arabi Uniti, H.E. Sheikha Lubna Al Qasimi, e Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia. Sono le vincitrici delle edizioni passate del Premio StellaRe, il riconoscimento che la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo assegna ogni due anni, dal 2006, ad una donna che si è distinta ed ha contribuito con le sue idee e il suo lavoro a migliorare il mondo odierno.
Quest’anno il premio è andato alla Sheikha Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al-Thani, sorella dell’Emiro del Qatar e presidente dei musei dell’emirato. Nata nel 1983, è stata nominata da Forbes tra le donne più potenti al mondo e, nel 2014, è finita anche nella classifica delle 100 persone più autorevoli del pianeta, stilata dal Time. Oltre che dirigere i musei del Qatar, organizzare mostre e investire milioni di dollari in arte, la sceicca opera in prima linea a favore dei bambini vittime di situazioni di crisi in Asia e nel Medio Oriente: in qualità di presidente dell’organizzazione non governativa Reach Out To Asia, si adopera per assicurare loro un’educazione e un futuro migliori.
Ed è proprio per il suo impegno filantropico che il 2 maggio la Sheikha Al Mayassa sarà applaudita alla Fondazione Sandretto. Il premio? Un anello con un brillante fuori misura, disegnato nientemeno che da Maurizio Cattelan.
– Marta Pettinau
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