Immagini in anteprima di I’ll be there forever. Da Diego Perrone a Paola Pivi, a Milano il debutto di Acqua di Parma nell’arte contemporanea

Un percorso dedicato al senso del classico nell’arte contemporanea italiana. Ve ne abbiamo già parlato quando fu presentata: ma ora si avvicina l’inaugurazione di I’ll be there forever – The sense of Classic, la mostra supportata da Acqua di Parma che fra il 15 maggio e il 4 giugno si estenderà, seguendo proporzioni monumentali, dal […]

Un percorso dedicato al senso del classico nell’arte contemporanea italiana. Ve ne abbiamo già parlato quando fu presentata: ma ora si avvicina l’inaugurazione di I’ll be there forever – The sense of Classic, la mostra supportata da Acqua di Parma che fra il 15 maggio e il 4 giugno si estenderà, seguendo proporzioni monumentali, dal chiostro a piano terra fino ad occupare sette sale del Circolo Ufficiali dell’Esercito, a Palazzo Cusani, in pieno centro storico a Milano. Una mostra, ma anche il principio di una collezione.
La scala costitutiva dei lavori esposti non concede alcun compromesso: il percorso di visita si presenta come un’immersione percettiva da compiere per gradi. Dall’imponente La fusione della campana (2007) di Diego Perrone, posta in qualità di un cerbero dalle quattro teste, dai quattro artigli, a guardia del primo cortile, fino alla prima sala al piano nobile, letteralmente inondata, nel buio, dalla trilogia di Rosa Barba, The Hidden Conference (2010, 2012, 2015), il percorso raccoglie, inaspettate, le fotografie di Armin Linke, un’interpretazione su vari formati e angolature di Palazzo Abatellis di Carlo Scarpa; per poi terminare con la lamina grigia di Rugiada (2014), ultimo lavoro del percorso, scelto per rappresentare (una parte) dell’immaginario di Massimo Bartolini.
Gli otto artisti in mostra rappresentano non solo una galassia espositiva eterogenea, ma si affrancano anche, tra ritmi compositivi differenti e scritture materiche talvolta in opposizione, dal rappresentare una scena dell’arte contemporanea italiana. Conservando, in ciascuno degli spazi ad essi ritmicamente dedicati, una matrice, un’impronta di dialogo con la classicità. Fenomenologia che rende, forse anche grazie alla magnificenza dei saloni, persino Call me anything you want (2013) di Paola Pivi un microcosmo dall’aspetto assoluto. Nella fotogallery, le immagini in anteprima…

– Ginevra Bria

www.illbethereforever.com
www.acquadiparma.com

 

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Redazione

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