Gengis Khan ha la sua casa. Grandi masse e linee ipercontemporanee per il nuovo Ordos Museum di Mad Architects, in Mongolia
Appare così, il nuovo imponente Ordos Museum realizzato dallo studio cinese Mad Architects in Mongolia, come una grande massa amorfa praticamente priva di bucature e sagomata con un motivo fasciante simile a nastri di metallo brunito. Quasi come un oggetto depositato in quel contesto, una distesa di dune nel deserto del Gobi. Un’architettura che si […]
Appare così, il nuovo imponente Ordos Museum realizzato dallo studio cinese Mad Architects in Mongolia, come una grande massa amorfa praticamente priva di bucature e sagomata con un motivo fasciante simile a nastri di metallo brunito. Quasi come un oggetto depositato in quel contesto, una distesa di dune nel deserto del Gobi. Un’architettura che si adatta al clima inospitale dell’intorno, implodendo, e ricalcandone le tonalità bronzee. Un volume che si scherma, proteggendosi dall’irraggiamento solare e che offre il fianco a venti che sembrano modellarne ulteriormente la scocca morbida. Gli interni stessi sono simili a caverne luminose, dove ogni spigolo è smussato quasi fosse sagomato dalla millenaria erosione di acque sotterranee. È isolato rispetto all’esterno, avvolgente come un rifugio. I suoi vuoti sono solcati da passerelle aeree, blocchi ascensori, e scale mobili in quota, senza lasciare grande spazio alle sale espositive,trascurate nell’insieme.
Voluto dalla municipalità di Ordos nel 2005, il museo rientra in un più vasto masterplan frutto dell’espansione urbana che sta investendo l’intera Cina, ma che si distoglie dalla rigidità geometrica della griglia di partenza, volendo essere solida testimonianza del crossroads culturale che invece coinvolge l’intera regione. Sì, perché il museo – alto 40 metri e con una superficie complessiva di 41.227 mq – raccoglie le tradizioni locali e la storia culturale della Mongolia, e possiede quindi un significato semantico importante: fabbricare uno scrigno che possa conservare con cura valori e ricordi di un popolo, evitando che essi siano dispersi nella polvere dei giorni.
– Giulia Mura
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