Classico e contemporaneo a Palazzo Cusani. Con Acqua di Parma
Palazzo Cusani, Milano – fino al 4 giugno 2015. Via Brera 15 apre le sue imponenti porte e permette l’attraversamento estatico delle sale secentesche in un antico edificio pervaso di storia. Occasione unica per la mostra d’arte contemporanea “I’ll Be There Forever. The Sense of Classic”, ideata e prodotta da Acqua di Parma.
Un confronto site specific di artisti contemporanei italiani su classicismo e classicità con lavori opportunamente dislocati. È la prima mostra d’arte contemporanea ideata e commissionata da Acqua di Parma; un percorso di sculture, installazioni e dipinti accostando Rinascimento e Barocco, il cinema di Fellini e Tarkovsky, il modernismo di Carlo Scarpa e l’architettura di Herzog & de Meuron. L’allestimento, curato dallo studio di architettura Kuehn Malvezzi, mette in simbiosi il contemporaneo con il palazzo neoclassico, prediligendo l’uso dei tessuti di Rubelli.
Ogni sala, già specifica di per sé, con pavimenti intarsiati, dipinti tematici, tappezzeria, specchi e finestre, grazie alla vivida luce evidenzia le opere d’arte esposte. Il raffronto non è da intendersi come un richiamo; riguarda piuttosto l’idea dell’assimilazione dell’opera, dialogo che porta a riflessioni e strategie diverse, tra immaginazione e realtà. Il classicismo impone rigore, canoni, regole; in opposizione, alcuni artisti perdono questo controllo sull’opera, senza perderne l’autorialità. Come i lavori di Diego Perrone (Asti, 1970), nei cui calchi di pasta di vetro il classicismo occidentale è accanto a quello giapponese. La lavorazione della pasta di vetro è imprevedibile, e quando viene colata non si può controllare e i colori si mescoleranno.
The Hidden Conference (2010-2015) di Rosa Barba (Agrigento, 1972) ci accoglie nella prima sala, la Sala Radetsky, la sala da ballo. Tre proiezioni raccontano ciò che accade nei depositi del Neue Nationalgalerie di Berlino, dei Musei Capitolini di Roma e della Tate Modern di Londra; lo spettatore passa tra gli schermi, distinguendo il rumore imponente delle macchine da proiezione appositamente ricercate per questo lavoro. Arte sospesa in un tempo incerto che silenziosamente si intreccia, si avvolge a spirale, si allontana, ritorna.
Anche il lavoro di Alberto Garutti (Galbiate, 1948) non è controllato dall’artista e mette in relazione l’Italia e Palazzo Cusani: un lampadario si accende ogni volta che un fulmine cade. Al centro dell’opera rimane l’uomo che percepisce, vede, apprende, concetto prettamente rinascimentale. Paola Pivi (Milano, 1971), invece, controlla e cita il Rinascimento e Leonardo. Call Me Anything You Want (2013) è composta da venti tele di perle che sfumano dal bianco al nero, rimembrando santità e regalità. Un lavoro delicato ma allo stesso tempo potente e ricco.
Simone Berti (Adria, 1966) controlla e si impone nella Sala degli Intarsi: modifica la stanza con il suo immaginario. Tre tele sollevate da terra fluttuano tra la stanza e si rispecchiano l’una nell’altra.
È il titolo della mostra che riunisce ciò che viene visto; per sempre tutta la storia ci apparterrà e in un modo o nell’altro la esprimeremo. Non possiamo cancellare un passato senza ritrovarlo nel futuro, soprattutto in Italia, dove ogni luogo trasmette qualcosa da raccontare, anche se non ci riguarda. Tempo come spirale, non necessita di profonde nozioni fisiche o improvvise digressioni filosofiche… tutto torna, prima o poi.
Giorgia Quadri
Milano // fino al 4 giugno 2015
I’ll Be There Forever. The Sense of Classic
a cura di Cloe Piccoli
artisti: Rosa Barba, Massimo Bartolini, Simone Berti, Alberto Garutti, Armin Linke, Diego Perrone e Paola Pivi
una mostra prodotta da Acqua di Parma
PALAZZO CUSANI
Via Brera 15
[email protected]
www.illbethereforever.com
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/44850/ill-be-there-forever-the-sense-of-classic/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati