La Pietà secondo Pier Paolo Pasolini. L’opera di street art, moltiplicata per Roma, appartiene al grande artista francese Pignon. Ed è già vandalizzata
QUELLA STRANA PIETÀ IN CERCA D’AUTORE È spuntata intorno alla metà di maggio, improvvisamente. Ancora un’opera di street art, a Roma, dedicata alla figura di Pier Paolo Pasolini, solo l’ultima di una nutrita serie, che annovera, tra gli autori più noti, Mr. Klevra, Omino 71, Maupal, Zilda, David Vecchiato, Nicola Verlato. Stavolta, però, un alone di […]
QUELLA STRANA PIETÀ IN CERCA D’AUTORE
È spuntata intorno alla metà di maggio, improvvisamente. Ancora un’opera di street art, a Roma, dedicata alla figura di Pier Paolo Pasolini, solo l’ultima di una nutrita serie, che annovera, tra gli autori più noti, Mr. Klevra, Omino 71, Maupal, Zilda, David Vecchiato, Nicola Verlato.
Stavolta, però, un alone di mistero ha avvolto la faccenda. Se ne è parlato soprattutto tra i social, facendo rimbalzare foto, commenti, avvistamenti: da Piazza di San Calisto a via Giovanni Borgi, da Via di Porta Portese a Vicolo del Moro, passando per Via Monterone, la stessa immagine si è ripetuta, effimera e potente, in modalità virale. Un poster incollato al muro, per il ritratto di un Pasolini doppio, vivo e morente, colto nell’atto dell’ultima (auto)contemplazione. Strana pietà laica, in cui l’intellettuale tiene fra le braccia il proprio cadavere: una luttuosa premonizione, con quell’idea di morte così presente, sempre, nella sua scrittura, o viceversa un’ostinata affermazione vitale, esibendo egli stesso l’immagine del delitto e del dolore. Ma chi è, dunque, l’autore della criptica visione, restituita con tale iperrealismo tragico?
PIGNON, PASOLINI, CARAVAGGIO E L‘ITALIA
Trattasi di Ernest Pignon-Ernest, francese, classe 1942, pioniere della street art, con un passato tra Fluxus e il Situazionismo, noto per i suoi poster incollati sui muri di molte città e pensati per interagire coi contesti, le memorie, le storie, i simboli locali: scene sacre, intellettuali e maitre à penser (da Artaud a Rimbaud e Jenet), personaggi del quotidiano, figure della tradizione o fantasmi della storia, sempre riprodotti a grandezza naturale.
Pignon, che zitto zittosi è mosso in queste ore per le strade della Capitale, è in realtà legatissimo a un’altra città italiana: tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta disseminò per Napoli i suoi lavori murali su carta, riprendendo, tra le altre cose, tele di Caravaggio, Luca Giordano, Ribera. Un intervento grandioso, rimasto negli annali dell’arte urbana, di cui ora non rimane più traccia.
Ancora prima, nel 1980, impresse su un antico muro di Certaldo, patria del Decamerone, l’icona straziante di un Pasolini martire, appeso a testa in giù e ridotto a un mucchio d’ossa. Pignon, riconoscendo sempre in PPP una guida spirituale, raccontò d’amare“il carattere del suo impegno, il rapporto con il corpo – questo elemento del vocabolario che abbiamo in comune – la scelta dei pittori che lo affascinavano, il suo modo singolare di parlare del presente, affidandosi ai grandi miti che hanno formato la nostra coscienza (Medea, Edipo, Cristo)”.
L’OPERA EFFIMERA: DOCUMENTATA E SUBITO VANDALIZZATA
Altra informazione riguarda il collettivo video italo-francese Sikozel, che nel 2014 aveva prodotto un film dal titolo”La pasqua secondo Ernest Pignon-Ernest“, riallacciandosi a quell’incredibile esperienza partenopea. Di nuovo dietro la telecamere, di nuovo sui passi di Pignon, i film maker di Sikozel hanno lasciato in giro alcune tracce dell’ultimo passaggio capitolino: c’erano loro, a riprendere l’artista, mentre attaccava i suoi poster a Trastevere. Che qualcosa – un nuovo film, un progetto più vasto – stia bollendo in pentola?
Intanto, il primo atto vandalico è compiuto. Il poster di Piazza San Calisto è stato imbrattato domenica 24 maggio, dal solito teppista armato di bomboletta. Un coltellaccio giallo, sul corpo di Pasolini, per ribadire tutta l’imbecillità della violenza. Vestita d’ignoranza.
– Helga Marsala
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