Quell’arcobaleno scavato nella roccia. Nuovo murale di Blu a Campobasso, per Draw the Line 2015. In memoria dell’amico Sopa
BLU TORNA IN MOLISE. 250 MQ DI BELLEZZA IN UN QUARTIERE POPOLARE Tra gli street artist internazionali più incisivi, indipendenti, politicamente engagè e assolutamente schivi, Blu ha seminato per il mondo una sfilza di capolavori; non si contano anche solo quelli in Italia: dalla facciata dell’ex Cinodromo o dell’ex caserma aereonautica di Roma, al tappeto […]
BLU TORNA IN MOLISE. 250 MQ DI BELLEZZA IN UN QUARTIERE POPOLARE
Tra gli street artist internazionali più incisivi, indipendenti, politicamente engagè e assolutamente schivi, Blu ha seminato per il mondo una sfilza di capolavori; non si contano anche solo quelli in Italia: dalla facciata dell’ex Cinodromo o dell’ex caserma aereonautica di Roma, al tappeto di macchine dipinto alla stazione Lambrate di Milano, passando per gli interventi in diversi edifici occupati dal nord al sud del Paese. Al centro del suo sguardo lucido, figlio di una controcultura resistente, ci sono temi cruciali come l’alienazione urbana, il problema abitativo, i conflitti tra poteri forti e classi popolari, la prevaricazione politica e il degrado ambientale.
L’ultima fatica, stavolta pensata per Campobasso, occupa un palazzo di proprietà dello IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), in via Marche. Sei giorni di fatica, per un’opera di 250 mq, realizzata scalando il muro con una fune, appeso a un’imbracatura. L’occasione l’ha fornita il progetto “Draw the Line 2015”, curato e autofinanziato dall’associazione Malatesta, che quest’anno ha scelto il quartiere San Giovanni per ribadire la propria attenzione alle aree urbane più degradate, in cui mancano servizi, manutenzione, spazi verdi e opportunità culturali. La trasformazione radicale di un angolo grigio diventa un gesto d’attenzione, di cura, la possibilità simbolica di un cambiamento. E dunque una proposta, una finestra di senso, uno squarcio di bellezza. Ed anche una commemorazione silenziosa.
POESIA PER UN MURO. IN RICORDO DELL’AMICO SOPA
L’intero festival era infatti dedicato a Stefano Roccia aka Sopa, noto street artist locale, scomparso prematuramente, legato a Blu da un rapporto di stima ed amicizia. Ecco, dunque, una chiave possibile per decodificare l’iconografia del muro, che ha una vena piuttosto atipica rispetto alle produzioni dell’artista. Come un gigantesco masso sospeso per aria, staccatosi con violenza dalla metropoli e schizzato incontro al cielo, la memoria di Sopa resta lì, granitica, propiziatoria, sempre presente, al di sopra di una cicatrice che somiglia a un cratere. Scena piena d’emotività, in cui si colgono accenti surreali e una certa leggerezza poetica, restituite con la consueta minuzia del segno e un paio di note cromatiche forti: un cielo cobalto striato di nuvole e un arcobaleno scavato nella roccia, a proteggere dall’alto la piccola città malinconica.
Già nel 2011, Blu aveva realizzato uno scenografico murale a Campobasso, sempre per “Draw the Line”: opera curda, dal chiaro messaggio antibellico, contro cui si erano scagliati polemisti e benpensanti. Dopo una richiesta di rimozione da parte delle amministrazioni locali, il conflitto venne superato, salvando il muro dalla paventata censura.
– Helga Marsala
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