L’Europa per la cultura. Un convegno per festeggiare i 20 anni di Eccom
Produzione di innovazione, acquisizione di competenze, conseguimento di una sostenibilità individuale, istituzionale e sociale. Grandi temi per la giornata di studi promossa a Roma da Eccom. Vi raccontiamo com’è andata.
GLI OBIETTIVI DEL CONVEGNO
Politiche europee per l’innovazione a base culturale, nuovi modelli di sostenibilità, musei sostenibili in una dimensione europea, rete internazionale come strumento di sostenibilità di un’impresa culturale: sono stati questi i temi trattati durante il convegno L’Europa per la cultura: innovazione, sostenibilità e competenze promosso da Eccom e tenutosi nei giorni scorsi ai Mercati di Traiano di Roma per festeggiare vent’anni di impegno per la cultura. Un dibattito sulle politiche culturali europee e i programmi che ne sostengono la messa in pratica, attraverso l’analisi di alcune esperienze realizzate nell’ambito della cornice strategica dell’UE; modelli vincenti di interazione tra pubblico e privato e di sperimentazione di temi e tecniche nuove di azione sul territorio.
Il confronto si è sviluppato nell’ottica di una valorizzazione di progetti non fini a se stessi, ma volti a innescare processi che consentano la produzione di innovazione, l’acquisizione di competenze, il conseguimento di una sostenibilità individuale, istituzionale e sociale.
LA CONVENZIONE FARO
Diversi gli operatori della cultura che si sono susseguiti in tutto l’arco della mattinata, durante la quale è stata spesso citata la Convenzione Faro (2005), ultima nata fra le convenzioni culturali internazionali, che sottolinea come la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrino fra i diritti dell’individuo, chiamando le popolazioni a svolgere un ruolo attivo nel riconoscimento dei valori dell’eredità culturale, e invitando gli Stati a promuovere un processo di valorizzazione partecipativo, fondato sulla sinergia fra pubbliche istituzioni, cittadini privati, associazioni, soggetti che la Convenzione all’art. 2 definisce “comunità di eredità”, costituite da “insiemi di persone che attribuiscono valore a degli aspetti specifici dell’eredità culturale, che desiderano, nell’ambito di un’azione pubblica, sostenere e trasmettere alle generazioni future”.
Si è quindi discusso di musei come luoghi di apprendimento e cambiamento sociale, che danno il via a una nuova cultura e a una nuova museologia.
MIGRANTI AL MUSEO
Durante la giornata è stato presentato il risultato del progetto europeo di ricerca Brokering Migrants Cultural Partecipation, realizzato allo scopo di promuovere e stimolare la partecipazione culturale dei migranti, migliorando la capacità delle istituzioni pubbliche locali di interagire con loro. C’è una lezione da imparare, dice Luca Bergamo, segretario generale di Culture Action Europe, che ha presentato il progetto: qualsiasi cosa noi facciamo abbiamo una soluzione che è un modello di sviluppo. Con la cultura a 360 gradi possiamo capire l’Altro. L’essere umano e il suo sviluppo devono essere al centro dei nostri progetti.
Il tutto nell’ottica di innescare processi che consentano la produzione di innovazione, l’acquisizione di competenze, il conseguimento di una sostenibilità individuale, istituzionale e sociale.
Isabella Calidonna
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