Grandi timori per i tagli alla cultura dopo la super vittoria di David Cameron? La Tate Modern va controtendenza e ottiene dal governo 6 milioni extra per completare la nuova ala
Dopo la rielezione del primo ministro inglese David Cameron e i conseguenti timori di pesanti tagli alla cultura, dal settore museale britannico arriva una confortante notizia: la Tate Modern è riuscita ad ottenere dal governo un fondo extra di 6 milioni di sterline. Il contributo, in attesa di conferma ufficiale, sarà impiegato per completare l’ampliamento […]
Dopo la rielezione del primo ministro inglese David Cameron e i conseguenti timori di pesanti tagli alla cultura, dal settore museale britannico arriva una confortante notizia: la Tate Modern è riuscita ad ottenere dal governo un fondo extra di 6 milioni di sterline.
Il contributo, in attesa di conferma ufficiale, sarà impiegato per completare l’ampliamento della Tate Modern, progettato dallo studio svizzero Herzog & de Meuron, che potrà così firmare una seconda volta il museo sulla riva del Tamigi. I lavori saranno completati entro la fine del 2016, dopo che, per mancanza di fondi, era miseramente fallito il piano di chiudere il cantiere per le Olimpiadi del 2012. Quei 6 milioni di sterline accaparrati dal direttore Nicholas Serota saranno indispensabili, considerata la grandiosità del nuovo progetto che prevede 21 mila metri quadrati in più, compreso il nuovo edificio nell’ala sud e le enormi cisterne sotterranee di cui il pubblico ha avuto una preview nel 2012.
Una vittoria considerevole del direttore del museo londinese, che già nel 2000, per l’apertura dell’ex centrale elettrica di Bankside, era riuscito ad assicurare alla Tate un contributo statale di 5 milioni di sterline, che gli permisero d’istituire la gratuità per l’ingresso alla collezione permanente. Allora, però, al governo c’erano i laburisti e la crisi era ancora lontana. Doppio applauso dunque a Nicholas Serota che, in un’era in cui i tagli sono la norma, ottiene un aumento del 17% dei fondi statali rispetto al biennio 2012-2013, dimostrando la sua autorità contro cui niente possono le forbici della spending review.
– Marta Pettinau
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