Dallo scorso maggio c’è un posto in più, a Manhattan, per concedersi una pausa gustosa in un ambiente speciale. Pranzo, cena, caffè o aperitivo si trascorrono da Untitled o da Studio Cafè, rispettivamente ristorante e bar del nuovo Whitney Museum. Siamo tra la High Line e l’Hudson River, dentro lo spazio candido e rigoroso progettato da Renzo Piano per lo storico museo newyorchese, che abbandonata la sede originaria della Madison Avenue, progettata da Marcel Breuer, si è spostato a Downtown, nel Meatpacking District. Ispirazioni industriali, con i volumi poderosi e le geometrie asimmetriche accordate col contesto urbano, nel candore di una struttura orientata al dinamismo, all’ariosità e al rapporto continuo tra intero ed esterno. Un rapporto che passa, anche, dalla capacità di diventare punto di riferimento cittadino, calamitando folle attratte dall’arte, dall’architettura e dai tanti servizi offerti. Inclusa la ristorazione.
Per questo motivo Untitled ha un accesso diretto su strada, riuscendo a essere indipendente dalle attività del museo: ci si reca al Whitney anche solo per mangiare, senza dover pagare il biglietto e attraversare mostre e collezioni. Il nome del locale è ereditato dalla vecchia sede nell’Upper East Side, ma il resto cambia. La formula è quella del ristorante vero e proprio – non più del gastrolounge – con piatti ricercati, un’ottima carta dei vini, un buon rapporto qualità-prezzo e un super Executive Chef alla guida: Michael Anthony, affiancato dalla Chef de Cuisine Suzanne Cupp. Spazio progettato, anch’esso, da Renzo Piano, proprio come lo Studio Cafè, la caffetteria interna situata all’ottavo piano: stessa gestione di Untitled, ma con un menu di toast, zuppe, bruschette, insalate, dolci, per una sosta veloce durante i tour tra le sale espositive.
Helga Marsala
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