Inpratica. Sovvertire il sensibile

Quando la realtà preme, l’arte non può che tralasciare la fiction, per immergersi totalmente nel documentario. Così la pensava Jean-Luc Godard. E così è ora, nell’area mediterranea. Ecco alcuni esempi.

IL MEDITERRANEO COME TERRENO DI CONFRONTO
Riconnettere l’arte al presente significa produrre strategie estetiche che riposizionino la dimensione artistica dentro il panorama sociale e nella sfera pubblica. Il Mediterraneo scosso da movimenti, conflitti e migrazioni è l’area geografica in cui molte ricerche artistiche intercettano la dimensione politica, radicandosi nel territorio in maniera emblematica. Qual è la posizione dei giovani artisti in tempi di conflitto e di migrazioni?
Su questi temi si interroga La Ville Ouverte, piattaforma di osservazione delle pratiche artistiche nel Mediterraneo e di produzione di azioni di arte pubblica in maniera itinerante, nata all’interno della rete di BJCEM e promosso dall’Arci. Tra pratiche, processi artistici e progetti community based, si può disegnare una mappa geopolitica dell’arte che si produce nello spazio e nell’immaginario pubblico in risposta alle conflittualità e alle emergenze specifiche dei diversi territori, determinando, in questo modo, mutamenti sul piano simbolico e metaforico.

Khaled Jarrar

Khaled Jarrar

FICTION E DOCUMENTAZIONE: QUANDO LA REALTÀ S’IMPONE
In una dimensione di emergenza sociale, in cui l’attualità schiaccia ogni possibilità di proiezione futura, l’arte deve interpretare un ruolo premonitore, in quanto “alla dimensione estetica attiene il Vorschein (preapparire) una prefigurazione possibile, premonizione estetica e assalto immaginario all’inadeguatezza del reale” (Teresa Macrì, Politics/Poetics, Postmedia, 2014). È un lavoro costante di tessitura in cui trame e orditi del presente vengono sostituiti con elementi utopici e radicali, destinati ad allargare le maglie dell’esistente, smascherandone le ambiguità e i paradossi. Sollevare il tema dell’adesione al reale significa approfondire un nodo importante, quello posto da Jacques Rancière ne Le Partage du sensible: l’organizzazione del sensibile all’interno della società. Sovvertire il sensibile significa destrutturare le categorie preordinate del sensibile per ridefinire, attraverso la dimensione estetica, la ripartizione “poliziesca” dell’immaginario.
Godard sosteneva che “le peuple juif rejoint la fiction tandis que le peuple palestinien rejoint le documentaire”, affermando quindi che il popolo palestinese, per la condizione di oppressione in cui tuttora versa, non poteva permettersi di produrre fiction. Questa provocazione è interessante perché conduce il ragionamento a un nodo cruciale: quanto la condizione di vita e di felicità delle persone consente lo sviluppo di processi immaginativi in grado di superare l’esistente e trascendere il contesto sociale.

Gian Maria Tosatti, The kingdoms of hunger, 2014 - courtesy Lia Rumma e La Ville Ouverte

Gian Maria Tosatti, The kingdoms of hunger, 2014 – courtesy Lia Rumma e La Ville Ouverte

DAL MEDIO ORIENTE A LAMPEDUSA
Proprio in ambito mediorientale, la figura di Khaled Jarrar interpreta in maniera emblematica il ruolo dell’artista radicato in uno specifico contesto sociale. Francobolli e timbri dello stato di Palestina, sculture realizzate con il cemento del muro di Gerusalemme, i lavori di Jarrar sono finzioni che decostruiscono il presente diventando fatti politici che agiscono sull’immaginario pubblico. L’arte come processo attivo interroga il Mediterraneo dei conflitti, del controllo militare, dell’emarginazione sociale. Embroiderers of Actuality è un collettivo che, attraverso il coinvolgimento di associazioni di ricamatrici, realizza progetti tra Marocco, Libano ed Egitto. Un processo aperto di riflessione sul ruolo della donna nel mondo arabo che produce in una dimensione collaborativa oggetti ricamati, tessuti e tappeti, trasformando così gli spettatori in attori consapevoli.
Lampedusa è un altro contesto intorno a cui gravitano differenti ricerche artistiche che si relazionano con la specificità straordinaria dell’isola. Come riflettere su un tema che domina l’attualità senza scadere in parabole retoriche? Oltre all’archivio delle memorie migranti, punto di riferimento per coloro che cercano di approfondire da vicino il tema, sono in corso diverse ricerche che indagano la questione migratoria e il suo rapporto con Lampedusa. Gian Maria Tosatti ha percorso l’isola a piedi lungo tutto il suo perimetro per individuare, insieme a turisti, migranti e cittadini, il posto giusto in cui realizzare l’opera The Kingdoms of Hunger, un luogo intimo in cui ritrovarsi davanti alla tragedia delle morti in mare nel Mediterraneo.
Sono accenni di una geografia artistica mutevole e complessa, che si muove nei territori costruendo relazioni e processi condivisi con la cittadinanza e, trattando l’impossibile come possibile, ricolloca l’arte nel cuore pulsante del presente.

Marco Trulli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #25

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