Ecco qualche foto del nuovo Campus di Facebook by Frank Gehry a Menlo Park, California. Qualche numero? Sul tetto c’è un percorso pedonale di quasi un chilometro…
IL PIÙ GRANDE OPEN SPACE AL MONDO Commissionato nel 2012 dal potentissimo CEO all’architetto canadese Frank O. Gehry, oggi ottantaseienne, il nuovo Campus di Facebook ha preso vita a Menlo Park, Palo Alto, California, come testimoniano le numerose foto del sito apparse sul social network e postate dallo stesso Zuckerberg. Una schiera di blogger è […]
IL PIÙ GRANDE OPEN SPACE AL MONDO
Commissionato nel 2012 dal potentissimo CEO all’architetto canadese Frank O. Gehry, oggi ottantaseienne, il nuovo Campus di Facebook ha preso vita a Menlo Park, Palo Alto, California, come testimoniano le numerose foto del sito apparse sul social network e postate dallo stesso Zuckerberg. Una schiera di blogger è stata chiamata a documentare su Instagram la rapida evoluzione dello spazio, attraverso l’hashtag #MPK20, così come l’edifico viene affettuosamente chiamato dai suoi dipendenti. Una sede direzionale da 40mila metri quadri, che ospiterà circa 2800 impiegati, sostituendo l’attuale e sottodimensionato edificio, non più adeguato, ma collegato al nuovo da un ponte. Per creare un luogo di lavoro con caratteristiche architettoniche flessibili e performanti, che ben si addica alla filosofia del suo creatore e a quella dell’azienda (in continua evoluzione e crescita), Gehry ha concepito il più grande open space al mondo, “progettando una single room che si adatti a migliaia di persone, con un sacco di piccoli spazi in cui lavorare insieme e collaborare tra loro”.
UN TETTO ERBOSO E CALPESTABILE DI 3,5 ETTARI
Semplice nel suo impianto volumetrico generale, l’edificio è stato progettato e realizzato velocemente, in soli tre anni, grazie all’uso di sistemi costruttivi in metallo, cemento e vetro. Possiede un incredibile parco in quota, un tetto erboso e calpestabile di ben 3,5 ettari, un percorso pedonale lungo mezzo miglio, uno stand caffè e oltre 400 alberi. All’interno invece, opere d’arte appositamente create da 15 artisti locali, sale giochi, negozi, un parrucchiere, un’officina per riparare biciclette, diversi ristoranti e food truck con cibo etnico di ogni tipo, per non scontentare nessuno. Un luogo di lavoro ideale, un ambiente straordinariamente umano, a metà tra un campus universitario e un centro commerciale. “Vorremmo che il nostro spazio faccia sentire come in un work in progress. Quando si entra nei nostri edifici, vogliamo farvi percepire la nostra mission: connettere il mondo“.
400 MILIONI DI DOLLARI SOLO PER ACQUISTARE I TERRENI
E nonostante la leggenda narri che Zuckerberg abbia sborsato ben 400 milioni di dollari per aggiudicarsi i terreni della nuova Zee Town, Gehry in una dichiarazione scritta ha affermato: “Fin dall’inizio, Mark ha voluto uno spazio che fosse senza pretese. Non voleva che fosse troppo progettato, per rispondere alla natura mutevole della sua attività, un luogo che faciliti la collaborazione grazie ad una cultura aperta e trasparente“. Strano, per certi versi, che Zuckerberg l’abbia chiesto proprio a Frank Gehry: archistar esperta, molto americana, solitamente abituata a creazioni scultoree, plastiche, voluttuosamente decostruite. Ottimamente concepite si, ma molto presenti nella loro personalità architettonica.
– Giulia Mura
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