Chiude la White Cube di Saõ Paulo. L’avventura brasiliana della galleria di Jay Joplin arriva al capolinea. Il motivo? Troppo alte le tasse d’importazione
Aveva inaugurato tre anni fa, nel dicembre 2012, con un solo show di Tracey Emin, nel centro di Saõ Paulo. Dopo aver importato Damien Hirst, Anselm Kiefer, Larry Bell e Theaster Gates, l’appendice brasiliana della White Cube di Londra ha annunciato ufficialmente che chiuderà i battenti alla fine di agosto, in concomitanza con il finissage […]
Aveva inaugurato tre anni fa, nel dicembre 2012, con un solo show di Tracey Emin, nel centro di Saõ Paulo. Dopo aver importato Damien Hirst, Anselm Kiefer, Larry Bell e Theaster Gates, l’appendice brasiliana della White Cube di Londra ha annunciato ufficialmente che chiuderà i battenti alla fine di agosto, in concomitanza con il finissage della mostra del pittore carioca Christian Rosa.
La galleria non ha rinnovato il contratto triennale di locazione dell’ex magazzino riconvertito nel distretto di Vila Mariana e neanche ha intenzione di cercare un’altra sede. Le ragioni? Sembrerebbero essere le tasse d’importazione troppo elevate che arrivano quasi a raddoppiare il costo delle opere. Mentre cresce l’interesse dei collezionisti internazionali per l’arte sudamericana, il mercato brasiliano continua ad essere scoraggiante per le gallerie straniere che vogliono tentare di piazzare opere provenienti da oltremare.
La White Cube manterrà comunque un avamposto in Brasile: il co-direttore Peter Brandt resterà stabile a Saõ Paulo e continuerà a lavorare per conto della galleria londinese su progetti speciali – di cui ancora non ci sono anticipazioni – come la mostra dello scultore britannico Antony Gormley del 2012 al Centro Cultural Banco de Brasil, che convinse Jay Joplin ad aprire nella metropoli brasiliana una seconda filiale estera, dopo quella di Hong Kong che ancora resiste.
– Marta Pettinau
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