Bufera mediatica su Tracey Emin: l’artista inglese vuole abbattere un palazzo storico di Londra e rimpiazzarlo con una casa-studio progettata da Chipperfield
Tracey Emin è conosciuta dagli anni Novanta per la sua condotta da cattiva ragazza e un letto sfatto che le valse la nomina al Turner Prize, riallestito di recente alla Tate Modern, dove fu esposto per la prima volta nel 1999. Da allora non ha mai smesso di far parlare di sé, incastrando la sua […]
Tracey Emin è conosciuta dagli anni Novanta per la sua condotta da cattiva ragazza e un letto sfatto che le valse la nomina al Turner Prize, riallestito di recente alla Tate Modern, dove fu esposto per la prima volta nel 1999. Da allora non ha mai smesso di far parlare di sé, incastrando la sua ricerca artistica tra scandali e provocazioni di ogni sorta.
Negli ultimi giorni, il suo nome è rimbalzato sui quotidiani britannici per via della volontà di demolire un immobile storico degli anni Venti, nel quartiere di Spitalfields, nell’East End di Londra, e di rimpiazzarlo con un edificio di cinque piani che funzioni sia da studio che da abitazione, progettato non da un architetto qualunque ma dall’archistar britannica David Chipperfield – di recente scelto per l’ampliamento del Metropolitan Museum di New York. Tracey Emin vive nella zona dal 2008, da quando acquistò uno stabile del XVII secolo per 4 milioni di sterline, dichiarando – allora – quanto le stesse a cuore preservare il patrimonio architettonico dell’area.
Gli abitanti del quartiere, l’East End Preservation Society e i membri del Save Britain’s Heritage non hanno preso bene il cambio di direzione dell’artista e hanno intrapreso una crociata contro il suo progetto. Sui social si sono scatenati commenti di ogni tipo, da “sembra una prigione” – riferito al render del nuovo edificio – a “il governo dovrebbe essere in grado di fermare idioti che vogliono abbattere edifici storici.” La proposta di Tracey Emin sarà vagliata a settembre dal consiglio di Tower Hamlets, a cui sono già pervenute 25 lettere di protesta e nessuna a supporto.
– Marta Pettinau
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati